Portulaca



Autore: Angela Nanni
Data inserimento: 28-12-2015

È una pianta spontanea annuale, semigrassa, si caratterizza per le foglie lucide di un bel verde brillante, i fusti sono rossastri, carnosi, prostrati a terra. I fiori sono molto piccoli, di un bel colore giallo, si schiudono solo nelle giornate molto soleggiate e hanno una vita di non più di qualche ora. Alla caduta dei petali si formano delle piccole capsule ovali che quando si seccano e cadono, liberano tanti piccoli semini neri, ricercatissimi dagli uccelli, che favoriscono l’estrema diffusione della portulaca che cresce da fine primavera fino alle prime gelate.


Storia  Storia
Storia Storia:
Il nome portulaca deriva dal latino portula, ossia piccola porta o coperchietto, per spiegare in che modo perde i suoi semi. La pianta ha origini molto antiche: era conosciuta e consumata già più di 2000 anni fa; forse è originaria dell’India o dell’America centrale. Gli antichi Romani l’apprezzavano molto sia dal punto di vista alimentare che da quello terapeutico e magico: Plinio il Vecchio la riteneva utile per combattere le febbri e per togliere il malocchio a persone ed animali. Oggi la portulaca è una delle sette erbe che entrano nella composizione del piatto simbolico giapponese servito al Nanakusa-no-sekku, un piatto giapponese tradizionale che si prepara per accogliere il nuovo anno rituale. Le foglie di portulaca crude o cotte si possono consumare in insalata; sono utilizzate per preparare minestre saporite e rinfrescanti e si possono conservare anche sottaceto. Nella cucina napoletana gli ambulanti usavano vendere le foglie di portulaca insieme alla rucola: rucola e pucchiacchella erano un must dell’insalata napoletana.




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