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Il potere dei pistacchi nella cura del diabete

Tutte le virtù del pistacchio

Sanihelp.it – Il diabete è una malattia cronica causata da un’alterata quantità o funzione dell’insulina (un ormone prodotto dal pancreas che consente alle cellule di assorbire ed utilizzare il glucosio come fonte energetica) caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue.


Oltre alla pratica costante di un’attività fisica e all’astensione dal fumo, la terapia della malattia diabetica è incentrata sull’adozione di una dieta equilibrata, finalizzata a garantire il miglior controllo possibile della glicemia e quindi a prevenire le complicanze più comuni della patologia, che comprendono tra le altre le malattie cardiovascolari.

«Se nel corso degli anni e grazie a numerosi studi scientifici si è riusciti a riconoscere nella dieta mediterranea il migliore approccio non farmacologico nella prevenzione del rischio cardiovascolare (CV) – spiega il dottor Cesare Berra, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio nonché Responsabile del servizio di Diabetologia presso l'Humanitas Research Hospital – nell’ambito della dieta mediterranea, il consumo di frutta secca comporta un aiuto prezioso nella gestione del rischio cardiovascolare grazie al suo contenuto di acidi grassi polinsaturi e anche di elementi antiossidanti, vitamine, minerali e fibre oltre che oligoelementi come magnesio e selenio, elementi che intervengono nell’omeostasi glucidica e nel ridurre il fenomeno di insulino-resistenza, cardine dello sviluppo della patologia metabolica».

«Tra i frutti secchi a guscio, una menzione particolare spetta al pistacchio: infatti non solo una porzione da circa 30 grammi (circa 49 unità) apporta soltanto 160 calorie, ma è anche ricca in proteine (oltre il 20% del peso) di buon valore biologico, molto utili a completare il profilo qualitativo e quantitativo delle altre proteine vegetali – aggiunge il dottor Nicola Sorrentino, medico chirurgo e specialista in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica nonché Direttore Columbus Clinic Diet – L’elevata percentuale di 'grassi sani' poi apporta un'azione protettiva nelle malattie cardiovascolari e nel diabete nonché un benefico effetto sui parametri metabolici quali colesterolo, trigliceridi e glicemia».

Come peraltro evidenziato dalla letteratura scientifica inoltre, un’assunzione continuativa di pistacchi contribuirebbe a diminuire la glicemia postprandiale (importante fattore di rischio cardiovascolare), l’insulinemia e la glicemia basale, riducendo nel contempo l’assorbimento del glucosio a livello intestinale grazie alla presenza di fibre.

«La porzione ottimale di pistacchi potrebbe essere di 30 grammi (circa 49 unità) da consumare come spuntino di metà mattino oppure come merenda per arrivare meno affamati ai pasti principali – afferma il dottor Sorrentino – Abbinati al pesce poi, i pistacchi aumentano la percentuale di grassi benefici, importanti per abbassare i trigliceridi del sangue e prevenire le malattie cardiovascolari. Grattugiati al posto del formaggio diminuiscono l’introito di colesterolo alimentare. Con la frutta fresca aumentano le percentuali di vitamine, minerali e antiossidanti. Insieme all’acqua possono prevenire i crampi muscolari».

Tra le innumerevoli qualità presenti sul mercato però sarebbe bene preferire i pistacchi americani, che come evidenziato da alcuni studi messi a disposizione dall’American Pistachio Growers, oltre a fornire un ottimo apporto di proteine vegetali e fibre, rispetto a quelli iraniani e turchi apporterebbero una minore quantità di sodio.


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