Sanihelp.it – Si tratta di una scoperta di fondamentale importanza, giacché potrebbe condurre allo sviluppo di nuove strategie per limitare la progressione delle malattie legate all'età e prolungare la durata della vita. Ad effettuarla è stato un team di ricercatori dello statunitense Albert Einstein College of Medicine, secondo i quali a determinare la velocità con cui il corpo invecchia sono le cellule staminali che si trovano nell’ipotalamo, una regione del cervello.
Si sa da tempo che l’ipotalamo partecipa a diversi processi fisiologici, fra i quali: la crescita, lo sviluppo, la riproduzione e il metabolismo. Nel corso di precedenti studi sull’invecchiamento, effettuati sui topi di laboratorio, gli stessi ricercatori avevano scoperto che il numero delle cellule staminali ipotalamiche comincia a diminuire quando gli animali raggiungono i 10 mesi circa, ossia molto tempo dopo che inizino a manifestarsi i normali segni di invecchiamento. Quando questo processo risulta ormai evidente, a due anni circa, la maggioranza di queste staminali è ormai scomparsa.
Nel recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, gli scienziati americani, guidati da Dongsheng Cai, hanno cercato di chiarire se i due fenomeni – calo delle staminali e invecchiamento – fossero semplicemente correlati o se vi fosse invece una vera e propria relazione di tipo causale. Per fare ciò hanno disattivato le cellule staminali ipotalamiche in alcuni topi di mezza età, riscontrando che i roditori così trattati invecchiavano più rapidamente di quelli non trattati e morivano prima. A questo punto, come controprova, i ricercatori hanno iniettato nel cervello dei topi delle dosi di cellule staminali ipotalamiche; ciò che si è evidenziato è stato un effettivo rallentamento, quando non addirittura un’inversione, del processo di invecchiamento.
Cercando di capire i meccanismi in cui agiscono queste staminali, il gruppo di scienziati ha scoperto che eserciterebbero i loro effetti anti-invecchiamento rilasciando molecole chiamate microRNAs (miRNA). Più precisamente, le staminali ipotalamiche rilasciano nel liquido cerebrospinale piccole particelle chiamate esosomi, al cui interno è presente il microRNA; iniettando nei topi anche solo gli esosomi, i ricercatori hanno ottenuto gli stessi effetti prodotti con le staminali.