Sanihelp.it – Da un recente studio – condotto da un gruppo di ricercatori dell'Imperial College di Londra, insieme ai colleghi dell'Istituto di ricerca clinica dell'Università di Pechino – pare emergere una stretta relazione tra declino cognitivo e diabete; è risultato, infatti, che i tassi di declino cognitivo e cerebrale a lungo termine sono maggiori in coloro che hanno il diabete, rispetto ai soggetti che non presentano problemi di glicemia.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Diabetologia, ha coinvolto oltre 5 mila pazienti diabetici, prediabetici e sani, tutti mediamente con 66 anni di età. Na è risultato che, indipendentemente dalla diagnosi di malattia, chi ha difficoltà a mantenere il controllo dello zucchero nel sangue a lungo termine, manifesta anche un accelerato declino delle funzioni mentali globali e in particolare di abilità quali memoria e funzioni esecutive – come, ad esempio, abilità di pianificazione e risoluzione dei problemi – rispetto a coetanei che hanno un buon controllo glicemico. I ricercatori hanno analizzato a più riprese (mediamente 5 volte nell’arco di alcuni anni) le funzioni cognitive dei partecipanti allo studio e misurato il loro controllo glicemico a lungo termine con un test classico, quello dell’emoglobina glicata nel sangue (emoglobina legata a molecole di zucchero). Più erano elevati i valori di emoglobina glicata (indice di un pessimo controllo glicemico), più rapido era il declino cognitivo dell’individuo rispetto a coetanei con migliore controllo glicemico. Questo è risultato vero sia per chi già soffre di diabete, sia per chi non ha ancora sviluppato la malattia.
Da tutto ciò si può trarre la conclusione che ritardare il più possibile l’esordio del diabete, o comunque gestire bene la malattia con un impeccabile controllo glicemico, possono rivelarsi strategie utili a rallentare il declino cognitivo nel corso del tempo.