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La storia di Martin Shkreli, l’uomo più cattivo d’America

Sanihelp.it – Questa è la storia di Martin Shkreli, imprenditore di origini croate e albanesi che può veramente affermare di aver realizzato il sogno americano. L'inizio della sua scalata di Wall Street, forse la borsa più importante del mondo, avviene a soli 17 anni: mentre studia presso il Baruch College viene assunto dall'agenzia di fondo speculativo Cramer, Berkowitz & Company. Nonostante fosse un semplice contabile, Martin ha un'intuizione geniale, di cui in qualche modo riesce a convincere i suoi capi: scommettere sul ribasso di un titolo biotech, che dopo qualche giorno puntualmente crolla. Il suo nome comincia a circolare negli ambienti che contano grazie a questa mossa: così, decide di fondare la sua società, la Elea Capital, che chiude dopo essere rimasta implicata nel collasso di Lehman Brothers. Si convince così di investire nel settore farmaceutico, fondando una nuova società: la Turing Pharmaceuticals. Ed è questo, per Martin, l'inizio di una nuova, incontenibile scalata: quella che lo porterà ad essere considerato l'uomo più cattivo d'America.


Lo spregiudicato imprenditore, oggi trentaduenne, ha deciso infatti di acquisire i diritti sul brevetto di un farmaco, denominato Daraprim: si tratta di un principio attivo anti-virale in commercio da circa sessant'anni, somministrato principalmente per la cura della toxoplasmosi, della malaria e per rinforzare il sistema immunitario di tutti coloro che hanno patologie che fiaccano le proprie difese, come per esempio l'AIDS o i tumori. Non appena la Turing Pharmaceuticals ha messo le mani sul Daraprim, ne ha aumentato dal giorno alla notte il prezzo, alzandolo da 13 dollari a pillola a ben 750 dollari: un rincaro che corrisponde a circa il 5000% in più del costo standard. Una decisione che ha scatenato l'ira dell'opinione pubblica e degli esperti: intervistata dal New York Times, la responsabile del reparto infettivo dell'ospedale Mount Sinai di New York, Judith Aberg, ha affermato come «il rischio sia quello di cominciare a prescrivere farmaci meno efficaci, perché meno costosi». Persino Hillary Clinton, candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti, si è scagliata contro la mossa, definendola in un tweet «scandalosa».

Come ha risposto alle critiche il nostro Martin Shkreli? Esattamente seguendo la propria indole, che l'ha portato a diventare uno dei più giovani imprenditori americani: con faccia tosta. Inizialmente ha cercato di spiegare le sue ragioni, affermando: «Non capisco tutte queste critiche, non speculiamo sulle malattie, cerchiamo di fare business. E i proventi serviranno a finanziare la lotta contro l'AIDS». Ma poi ha anche aggiunto con fare sprezzante: «ho bisogno di un taglio di capelli», prima di ingaggiare una campagna di insulti e recriminazioni contro chi, su Twitter, gli chiedeva come facesse a dormire la notte. Il polverone sollevato dalla mossa e dalla seguente presa di posizione di Shkreli ha avuto un impatto davvero nefasto per la società del manager, che ha visto il suo titolo crollare in borsa. Forse perché autenticamente pentito, forse per mere ragioni economiche, a fronte di questa enorme perdita di capitali il capo della Turing Pharmaceuticals ha deciso di abbassare nuovamente il prezzo del farmaco, di modo che il nuovo costo produca quantità di introiti limitati per la società, sottolineando al contempo come questa nuova mossa andrà a ripercuotersi sulla qualità del farmaco, sulla ricerca contro l'AIDS e soprattutto sui dipendenti, che conosceranno un taglio del personale. Tuttavia, non ha voluto specificare il nuovo prezzo: la querelle, c'è da scommetterci, è destinata a continuare. 

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