Sanihelp.it – L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di un nuovo principio attivo, pirtobrutinib, nei pazienti adulti con linfoma mantellato recidivato o refrattario, malattia poco comune ma che può essere molto aggressiva.
«Il linfoma mantellare è un tumore del sangue che origina nei linfonodi, diffusi in tutto l'organismo, e deriva dai linfociti B – spiega Marco Ladetto, presidente FIL (Fondazione Italiana Linfomi), direttore dell'Ematologia dell'Azienda ospedaliera universitaria Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria e professore associato al Dipartimento di Medicina traslazionale dell'Università del Piemonte Orientale – di cui si stimano in Italia, ogni anno, circa 860 nuovi casi».
Il nome mantellare deriva dal fatto che vengono colpiti i linfociti B presenti in una zona dei linfonodi chiamata, appunto, mantello.
Di solito le persone colpite hanno più di 65 anni.
La malattia si può presentare in vari modi, con l’ingrossamento di un linfonodo oppure a livello dell’apparato gastrointestinale, con nausea, diarrea e dolori addominali, o con alterazioni degli esami del sangue, nello specifico dell’emocromo. A questi sintomi si possono aggiungere febbre e stanchezza, perdita dell’appetito e di peso, prurito.
Una volta stabilita la diagnosi, bisogna approntare una terapia.
«Il trattamento di prima linea consiste nell’immuno-chemioterapia – spiega Maurizio Martelli, Ordinario di Ematologia all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I di Roma, Università La Sapienza – Purtroppo, il linfoma mantellare di solito è molto aggressivo e tende a ripresentarsi, cioè a recidivare, e a questo punto si può prendere in considerazione pirtobrutinib».
Il farmaco è indicato per il trattamento di pazienti adulti con malattia recidivata o refrattaria, verso la quale ha già mostrato una buona risposta sia in termini di efficacia sia di innovatività.
La nuova terapia è indicata in pazienti abitualmente piuttosto avanti con l'età che spesso presentano altre patologie, in quanto è di solito ben tollerato e migliora la qualità di vita del paziente.