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Polmonite: Raznovich e Covatta pro vaccinazione

Vaccinazioni

Sanihelp.it – Stando a un’indagine condotta a settembre da AstraRicerche, gi Italiani sono consapevoli della serietà e della diffusione della polmonite infettiva (per quasi il 90% è piuttosto grave, grave o gravissima e per il 67% è molto diffusa) ma meno del 19% ritiene di essere a rischio.  Eppure ogni anno nel nostro Paese si verificano oltre 200.000 casi di polmonite e circa 10.000 decessi.


La polmonite è l’infiammazione del tessuto polmonare. Nella maggior parte dei casi è appunto di origine infettiva e tra queste una su due è dovuta all’azione di un batterio, lo streptococcus pneumoniae, o pneumococco. Ospitato normalmente nel naso-faringe, in una convivenza generalmente innocua, nel caso in cui le difese naturali dell’organismo si indeboliscono, aumentano le probabilità che raggiunga polmoni innescando polmoniti.

«Spesso negli adulti sani c’è l’errata percezione di non aver bisogno dei vaccini e manca la consapevolezza del rischio potenziale di contrarre malattie infettive, ma nella realtà tutti siamo a rischio di contrarre la polmonite da pneumococco» spiega  il professor Francesco Blasi, Professore ordinario all’Università degli Studi di Milano e Responsabile dell’U.O. di Broncopneumologia presso l’IRCCS Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico Cà Granda di Milano. 

Corretti stili di vita, come evitare il fumo di sigaretta e l’abuso di alcolici e svolgere attività fisica regolare (che ha il merito di stimolare positivamente le difese naturali dell’organismo), e buone pratiche di igiene quotidiana possono ridurre il rischio di contrarre una polmonite, ma l’unico vero strumento di prevenzione primaria è il vaccino.

«Io ho avuto la polmonite in gravidanza ed è stato un problema serio da gestire, ho avuto la febbre molto alta per giorni e ho dovuto seguire una lunga terapia di antibiotici. Non ho idea di come mi sia ammalata, tu pensi di essere fortissima in gravidanza, con il sistema immunitario che ti protegge al massimo livello e invece…» racconta Camila Raznovich, che si è ammalata mentre era in attesa della sua secondogenita, che conferma «Oggi, avendolo provato sulla mia pelle, so che è non sufficiente stare attenti per non prendere la polmonite, l’unica vera azione di difesa è la prevenzione e l’unica arma di prevenzione è il vaccino. A me sono rimaste anche delle belle cicatrici nei polmoni, se lo avessi saputo o immaginato mi sarei vaccinata prima».

È disponibile il vaccino coniugato, che rientra anche tra le vaccinazioni gratuite per i bambini: viene iniettato intramuscolo, in genere contemporaneamente al vaccino esavalente, in tre dosi, al terzo, al quinto e al dodicesimo mese, senza bisogno di ulteriori richiami. Oppure in due dosi a distanza di due mesi nei bambini tra i 12 e i 23 mesi di vita o, ancora, in dose singola, in quelli tra i 2 e i 5 anni. Per gli adulti basta una sole iniezione, in qualsiasi momento, per dare una copertura per tutta la vita.


Ma anche tra gli anziani, categoria a rischio, sono in molti a non conoscere il vaccino (l’86% dei 70-85enni) o a non volersi vaccinare (sempre l’86% tra i 70-79enni), il 30,8% perché non si considera a rischio, il26,5% per paura degli effetti collaterali.

«Sono alquanto stupito di queste resistenze: io da anni mi vaccino contro malattie potenzialmente molto gravi tuttora diffuse nei Paesi del Terzo mondo che visito di frequente, faccio regolarmente anche i richiami, naturalmente seguendo un piano impostato dal mio medico» testimonia Giobbe Covatta, comico, attore, fortemente impegnato da anni in campagne di sensibilizzazione e di informazione sull’immunizzazione e con un caso di polmonite in famiglia. «Io stesso ho visto da vicino questa malattia, mia sorella si è ammalata del tutto inaspettatamente e posso dire che l’impatto è stato notevole. Per fortuna tutto si è risolto felicemente, ma abbiamo davvero avuto molta paura».

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