Sanihelp.it – Ne parla nel suo ultimo romanzo, Tre ciotole, e lo conferma in una intervista al Corriere della sera: Michela Murgia è alle prese con un carcinoma renale al quarto stadio. Il tumore al rene è in genere asintomatico, se non in fase avanzata, lei lo ha scoperto perché non respirava più e le hanno dovuto togliere cinque litri d’acqua dal polmone. Già in passato la scrittrice aveva avuto un tumore polmonare individuato fortunatamente in uno stadio precocissimo, «ma a causa del Covid avevo trascurato i controlli» e stavolta il tumore è partito dal rene.
Un carcinoma renale è definito al quarto stadio quando ha già dato metastasi a distanza, cioè in altre parti del corpo, ed è proprio il caso della Murgia che rivela di averle ai polmoni, alle ossa e al cervello, motivo per cui dice che non avrebbe senso operarsi. «Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti».
Se infatti normalmente la chirurgia è il trattamento standard quando il tumore è localizzato, quello metastatico non viene trattato con la chemioterapia classica, ma con le terapie a bersaglio molecolare e con l’immunoterapia: «Attualmente lo standard di terapia prevede la combinazione di un farmaco immunoterapico con un farmaco biologico a bersaglio molecolare, che riconosce e agisce su specifiche molecole che contribuiscono a inibire l’angiogenesi (cioè la formazione dei vasi sanguigni) e quindi la crescita del tumore» si legge sul portale della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. «I farmaci immunoterapici utilizzati fanno parte dei cosiddetti inibitori dei checkpoint immunologici, anticorpi monoclonali che tolgono il freno ai linfociti, un tipo di globuli bianchi in grado di distruggere le cellule tumorali».
«Dal quarto stadio non si torna indietro» ha dichiarato Michela Murgia. Ma al riguardo il virologo Roberto Burioni, tramite la propria pagina Facebook Medical Facts, ha voluto accendere qualche speranza: «Anche se per ora ci riusciamo solo per pochi pazienti, è possibile guarire un tumore a uno stadio avanzatissimo. Dunque sconfiggere la malattia anche grave è oggettivamente possibile e prima o poi ci riusciremo per molte altre persone. Ė solo questione di tempo», ha spiegato dopo aver riportato i risultati promettenti di un recente studio relativo a un tumore intestinale inoperabile e metastatico. «Certo, la malattia di Michela è grave; però siamo in un momento in cui la medicina fa passi da gigante a una velocità che non abbiamo mai immaginato e, pur nella consapevolezza della serietà della situazione clinica, esiste una concreta speranza che quei mesi siano molti. Io spero che per Michela (e per tutti gli altri pazienti) quei mesi guadagnati siano molti e possano servire a ottenere cure migliori che a loro volta serviranno a guadagnare ancora altro tempo che servirà a curare con successo questa malattia».