Sanihelp.it – I Laboratoires Pierre Fabre annunciano la pubblicazione del primo studio mondiale sull’epidemiologia dell'acne sul prestigioso Journal of the American Academy of Dermatology1 (JAAD) a Febbraio 2024. Il progetto, condotto nell'ambito dello studio ALL, fornisce un approfondimento unico nel suo genere, sulla prevalenza dell'acne a livello mondiale, mostrando le variazioni significative a livello di età, sesso, regione geografica, impatto sulla qualità della vita e stigmatizzazione di chi ne soffre.
Lo studio ALL ha raccolto le testimonianze di oltre 50.000 soggetti adulti rappresentativi della popolazione adulta di 20 paesi nei 5 continenti che rappresentano oltre il 50% della popolazione mondiale. «Lo studio è un grande passo avanti nella comprensione dei diversi fattori eziologici dell'acne; spiana la strada a nuove strategie di prevenzione e cura di questa patologia cutanea cronica, prendendo in esame lo stile di vita e le specificità di ogni popolazione» spiega il dottor Gautier Doat, Direttore Medico presso i Laboratoires Dermatologiques Avène.
L'acne interessa 1 persona su 5 a livello mondiale. La prevalenza mondiale dell'acne è pari al 20,5%. Risulta più elevata negli adolescenti/giovani adulti (16-24 anni) con il 28,3% e rimane piuttosto alta anche tra gli adulti nella fascia d'età 25-39 anni, attestandosi al 19,3%.
Le donne sono più interessate degli uomini. In generale, le donne sono più soggette all'acne (23,6%) rispetto agli uomini (17,5%). America Latina e Asia orientale in cima alla lista delle regioni maggiormente colpite
Si sono osservate disparità significative tra le diverse aree geografiche con una prevalenza più elevata in America Latina (23,9%), Asia Orientale2 (20,2%), Africa (18,5%) e Medio Oriente (16,1%) e più bassa in Europa (9,7%) e Australia (10,8%).
«Questo studio offre una panoramica approfondita e nuove conoscenze rispetto ai fattori demografici che influenzano l'epidemiologia dell'acne a livello mondiale» spiega il professor Jean-Hilaire Saurat dell’Università di Ginevra, Past President dell’ILDS (International League of Dermatological Societies). L'elevata incidenza dell'acne in America Latina e nei paesi dell'Asia Orientale può essere senz’altro spiegata da fattori genetici, ma probabilmente anche da fattori culturali, primo fra tutti la dieta».
Un notevole impatto sulla qualità della vita. Chi soffre di acne soffre di stanchezza (50%) e disturbi del sonno (41%). Come conseguenza di questa dermatosi, tendono ad essere più attenti a quanto spendono (44%), sono spesso costretti a rinunciare ad attività che amano (27%) o a cambiare i loro programmi (31%).
Riguardo alla difficoltà di dormire, un paper presentato all’EADV nell’Ottobre 2023 ha evidenziato che il prurito è uno dei primi sintomi riportati da chi soffre di acne, seguito da sensazioni di bruciore o pizzicore e dolore cutaneo.
… e alti livelli di stigmatizzazione. I pazienti acneici dichiarano di sentirsi esclusi o rifiutati dagli altri (31%), di avere la sensazione che la gente eviti il contatto fisico (27%) o di avvicinarsi a loro (26%).
Uno studio denominato "Patients' testimonies, feelings, complaints and emotional experiences with dermatoses on open social media: The French infodemiologic patient's free speech study", pubblicato sul JEADV nel Gennaio 2024, conferma l’esistenza di uno stigma significativo nei confronti dell’acne, analizzando le difficoltà espresse dai pazienti con dermatosi visibili sui social network. L’immagine di se, di chi soffre di acne è la peggiore tra tutte le malattie cutanee (eczema, psoriasi, vitiligine e rosacea), poiché spesso correlata ad un impatto psicologico di avere brufoli per tutto il tempo e ricomparsa di riacutizzazioni.
Un altro studio "On the prevalence and risk factors of selfie phobia in people with facial, skin or hair conditions" evidenzia inoltre come il timore e la sensazione di essere stigmatizzati possano incidere molto sulla salute fisica e sul benessere mentale di chi soffre di acne, poiché l’acne ne influenza spesso la vita sociale e professionale.
Il progetto ALL, il più grande database dermatologico al mondo
Lo studio ALL, avviato alla fine del 2022 in collaborazione con l’azienda EMMA, mira a raccogliere dati relativi a tutti i tipi di pelle (ALL Skins), tutte le patologie cutanee (ALL Dermatoses) e tutti i fototipi (ALL Colors) al fine di creare il più grande database privato al mondo. In totale, hanno risposto alle 65 domande previste dallo studio, 50.552 adulti provenienti da 20 paesi (che rappresentano oltre il 50% della popolazione mondiale) nei cinque continenti.
Nonostante più di una persona su tre soffra di una malattia cutanea, le politiche sanitarie e di prevenzione non annoverano la dermatologia tra le priorità di salute pubblica. Lo studio ALL mira a delineare un quadro generale della prevalenza delle più importanti malattie cutanee e relative conseguenze, al fine di aumentare la sensibilizzazione di tutte le parti in causa. I pazienti affetti da patologie dermatologiche necessitano di un supporto migliore, ragion per cui è essenziale persuadere le autorità pubbliche a dare massima importanza alle dermatosi nei programmi di prevenzione. I temi principali affrontati dallo studio, oltre alla prevalenza e all’impatto delle patologie, includono anche comportamenti, percorsi di cura e bisogni dei pazienti affetti da una o più dermatosi, come dermatite atopica, psoriasi, acne, rosacea o vitiligine.
Il database ALL è stato costruito pianificando un’analisi dei risultati dal 2023 al 2027. I 3,3 milioni di dati raccolti permetteranno di individuare le informazioni essenziali per una migliore comprensione del vissuto dei pazienti. Questi dati sono stati condivisi con dermatologi e associazioni di pazienti, fornendo loro uno strumento per sostenere una migliore riconoscibilità delle patologie cutanee.