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Le conseguenze endocrine del Covid

Sanihelp.it – Contrarre il Coronavirus non determina solo un interessamento polmonare, ma comporta anche una serie di alterazioni dirette o indirette di organi, tessuti e molecole endocrine: sarà proprio questo il tema principale del CUEM  che si svolgerà online tra il 1 e il 3 luglio.  


La recente pandemia che ci ha travolti ha determinato effetti anche sull’apparato endocrino, tali da far formulare agli esperti la tesi di un fenotipo endocrino. 

«Abbiamo iniziato a pensare subito ad un fenotipo endocrino quando abbiamo ipotizzato su BMJ che la Vitamina D e la sua carenza fossero coinvolte coinvolte nell’aumento della suscettibilità all’infezione e nei suoi esiti negativi nel nostro Paese.

L’ipotesi si basava sul ruolo importante di questo ormone nel funzionamento del sistema immunitario e sul fatto che i pazienti ospedalizzati mostravano molto bassi livelli di vitamina D in parte perché nei Paesi mediterranei come Italia e Spagna questa carenza è endemica nella popolazione anziana e in quella che vive nelle RSA» spiega il

In Italia le vittime del Covid sono state davvero numerose: la maggior parte dei decessi si è verificata negli over 70, con la metà dei casi tra gli 80 e gli 89 anni. 

Gli uomini si sono rivelati se infettati quelli con una maggiore gravità dei sintomi e peggiore outcome.

Il diabete mellito si è manifestato come una delle comorbilità più frequenti e questa relazione si è rivelata bidirezionale.

Chi aveva già il diabete era a maggior rischio di ricovero e coinvolgimento polmonare più severo e chi non lo aveva prima di ammalarsi di Covid-19, tendeva a svilupparlo durante la malattia.

Da notare inoltre che una glicemia cronicamente elevata ha effetti negativi sul sistema immune e si associa ad una infiammazione di basso grado che predispone ad una eccessiva reazione infiammatoria che peggiora i danni respiratori.

Lo studio CORONADO invece ha scoperto che un mix di danno diabetico con retinopatia grave e danno renale era un predittore di mortalità precoce e ancor più interessante, che retinopatia e obesità erano direttamente correlati a un rischio aumentato di intubazione.

Ciò si spiega se pensiamo che la malattia oculare nel diabete deriva da un danno dell’endotelio dei vasi che si può supporre essere generalizzato e interessare anche l’albero respiratorio.

Vasi sanguigni danneggiati portano infatti in maniera meno efficiente al polmone e agli organi nutrimento e ossigeno. 

Allo stesso modo l’obesità ha aumentato la gravità dell’infezione, il rischio di ricovero, la necessità di cure intensive, l’intubazione e la mortalità.

E, insieme al sovrappeso, un alto indice di massa corporea determina una resistenza all’assorbimento di Vitamina D che avrebbe invece un effetto protettivo nei confronti delle infezioni e delle infiammazioni sistemiche, migliora la risposta del sistema immunitario e protegge dall’osteoporosi e dalle fratture. 

L’onda lunga dell’infezione ha interessato anche la salute delle ossa: in uno studio che ha valutato la presenza e l’impatto clinico delle fratture vertebrali in 114 pazienti Covid-19 trovandone nel 35% dei pazienti che non avevano mai ricevuto diagnosi di osteoporosi.

Inoltre, il tasso di mortalità complessiva risultava raddoppiato nei soggetti con fratture vertebrali toraciche e più elevato in coloro che avevano una frattura grave rispetto a quelli con fratture lievi o moderate.

Ma una delle scoperte che hanno più allertato gli endocrinologi è stato rilevare una correlazione tra Covid-19 e bassi livelli di calcio:« In uno studio monocentrico su oltre 500 pazienti, l’ipocalcemia è stata rilevata in tre quarti di essi, condizione che rappresenta un fattore di rischio indipendente per il ricovero in ospedale» ha dichiarato il Professor Ezio Ghigo, Co-Presidente del Congresso.  

«Il calcio era già noto per svolgere un ruolo cruciale nel meccanismo d’azione dei virus avvolti come SARS-CoV-2, MERS e Ebola in quanto necessario per la loro replicazione».

Una relazione del congresso sarà dedicata a gli effetti del Covid-19 sulla tiroide, l’infezione infatti sembra poter determinare danni diretti alla ghiandola che portano in alcuni casi ad una tiroidite subacuta con tireotossicosi in soggetti prima sani. Inoltre tiroiditi autoimmuni o casi di morbo di Graves possono essere scatenati dalla tempesta di citochine infiammatorie tipiche dell’infezione da SarsCoV2. 

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