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La psoriasi è una malattia cutanea infiammatoria cronica, non infettiva né contagiosa, dovuta a un’alterazione del sistema immunitario, in particolare di alcuni linfociti T. Si manifesta generalmente con placche secche, circoscritte, di varia grandezza e forma, rivestite di squame bianco-argentee facilmente scollabili e accompagnate da intenso rossore.
Affligge attualmente circa il 2-3 % della popolazione mondiale, di cui 1.500.000 sono italiani. Il soggetto più colpito è giovane, di sesso maschile e di origine occidentale.
La malattia presenta differenti varianti e livelli di gravità. La forma più comune è la psoriasi cronica a placche, caratterizzata da placche eritemato-desquamative localizzate soprattutto sulle superfici estensorie del corpo e al cuoio capelluto. Circa il 10% degli psoriasici soffre di forme medio-gravi e l’1% di forme gravi o complicate come la psoriasi artropatica grave, la psoriasi eritrodermica, la psoriasi pustolosa generalizzata.
Fino a non molto tempo fa non si avevano certezze sulle sue cause, se non l’idea che alla sua comparsa concorressero una predisposizione genetica e l’influenza di svariati fattori ambientali. Solo di recente uno studio condotto all'Università Tor Vergata di Roma è riuscito a dimostrare definitivamente l'origine genetica, o meglio poligenica, della malattia, dovuta cioè al coinvolgimento di più geni. Questi geni, detti di suscettibilità, favorirebbero la comparsa della malattia esercitando un’influenza sull'attività dei cheratinociti, cioè delle cellule situate sullo strato esterno dell'epidermide.
Per quanto riguarda invece i fattori di rischio, cioè quelle variabili non genetiche e tendenzialmente modificabili o comunque attribuibili al soggetto, sono stati riconosciuti:
Chi fuma è più soggetto degli altri alla psoriasi con lezioni pustolose, con un aumento dei casi che sfiora il 5%.
A sostenerlo è un gruppo di ricercatori del Centro Studi GISED degli Ospedali Riuniti di Bergamo, che ha condotto uno studio caso-controllo con l’obiettivo di analizzare l’associazione della psoriasi di recente insorgenza con l’abitudine al fumo, l’indice di massa corporea (BMI) e gli eventi di vita stressante.
I casi erano 560 pazienti con un'età media di 38 anni ,con una prima diagnosi di psoriasi e una storia di manifestazioni cutanee di durata non superiore ai 2 anni.
Il gruppo controllo era rappresentato invece da 690 pazienti della stessa età con una nuova diagnosi di malattia cutanea, ma non affetti da psoriasi.
Il rischio di psoriasi è risultato più alto negli ex-fumatori (1,9%) e nei fumatori correnti (1,7%), con un aumento considerevole per i casi di lesioni pustolose (5,3%).
La frequenza della psoriasi variava in modo significativo anche in relazione alla presenza di sovrappeso e obesità (richio maggiore dell'1,9%) e di eventi di vita stressante (2,2% di rischio in più).
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Qual è il soggetto più colpito dalla psoriasi? La psoriasi non ha una predilezione di razza o di sesso; tuttavia è lievemente più frequente nel sesso maschile. È molto più comune negli adulti.
In genere a quale età sopraggiunge? Generalmente in età adulta. La causa è sconosciuta. Nel corso della storia della dermatologia sono state avanzate varie ipotesi, non ultima quella genetica, in base alla quale fattori genetici possono essere slatentizzati da altri elementi (infezioni virali o batteriche, traumi ecc). Tuttavia questa malattia non può in alcun modo essere considerata ereditaria: si erediterebbe semplicemente una maggiore facilità a essere colpiti. La psoriasi è «familiare» nel 30% circa dei casi.
Si possono ricercare delle cause psicologiche? Gli stress psicologici non causano la psoriasi: possono al massimo mantenere e/o peggiorare una situazione preesistente.
Se si è predisposti si può prevenire? No.
Quali parti del corpo coinvolge più frequentemente? Dipende dalla varietà. La psoriasi volgare è localizzata caratteristicamente al cuoio capelluto, ai gomiti, alla regione lombo-sacrale e alle ginocchia. La psoriasi palmo-plantare colpisce il palmo delle mani e la pianta dei piedi. La psoriasi inversa o invertita colpisce esclusivamente le grandi pieghe (ascellari, inguinali, interglutea). La psoriasi guttata è diffusa agli arti e, soprattutto, al tronco. Può anche colpire le unghie.
È contagiosa? Chi convive con uno psoriasico deve osservare qualche particolare norma igienica? Non è contagiosa, pertanto non sono necessarie misure cautelative da parte dei conviventi.
Come si riconosce? La psoriasi è caratterizzata clinicamente da lesioni arrossate e desquamative, di forme e dimensioni variabili, con squame superficiali, spesse, di colore bianco o argento. I bordi di queste lesioni sono netti e regolari. Il prurito, quando presente, è generalmente lieve.
A quali specialisti bisogna rivolgersi? Il dermatologo è lo specialista di riferimento. Nei pazienti con coinvolgimento delle articolazioni (artrite/artropatia psoriasica) è necessario anche il parere del reumatologo. Quali sono le indicazioni terapeutiche attuali? Nella psoriasi volgare con lesioni localizzate si possono utilizzare i cheratolitici (come l'acido salicilico), i derivati della vitamina A (come il tazarotene), i derivati della vitamina D (come il calcipotriolo), i cortisonici, l'esposizione solare, la fototerapia. Ormai poco utilizzati sono il catrame e il ditranolo. Nella psoriasi diffusa si possono utilizzare l'acitretina, la ciclosporina, il methotrexate e i cosiddetti farmaci biologici.
Ci sono casi in cui questa malattia richiede un ricovero ospedaliero? Si, nei rari casi di psoriasi pustolosa diffusa e nella psoriasi eritrodermica, entrambe accompagnate da un grave interessamento sistemico.
Si può prendere il sole o fare lampade abbronzanti? Il sole, in certi orari (fino alle 11 e dopo le 17) e previa fotoprotezione, è molto utile: alcuni pazienti migliorano con l'elioterapia in modo significativo. Anche la fototerapia può essere molto utile, ma sotto diretto controllo del dermatologo.
Si può ricorrere al make up per mascherare le lesioni? Sì, anche se non esiste in Italia una linea specifica di prodotti per il make up delle lesioni psoriasiche. È meglio chiedere al proprio dermatologo di fiducia.
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La psoriasi non è una malattia univoca, ma comprende diverse varietà di cui purtroppo non esiste ancora una classificazione esaustiva, se non la seguente:
Le strategie terapeutiche finora adottate in Italia per la gestione clinica della psoriasi sembrano essersi basate più su abitudini e tradizioni locali che su criteri fondati su chiare prove di efficacia. Sarebbe invece auspicabile che, da una parte, i trattamenti proposti ed erogati rispondessero a criteri di efficacia in base alle prove della letteratura scientifica e che, dall’altra, fossero il più possibile uniformi sull’interno territorio nazionale.
Per questo motivo sono nate le Linee Guida sulla Psoriasi, grazie alla collaborazione tra la SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia Medica, Chirurgia, Estetica e delle Malattie a Trasmissione Sessuale) e l’ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani).
Secondo queste indicazioni, i trattamenti per la psoriasi possono essere di tre tipi:
Dall’11 al 13 maggio 2006 si è tenuta a Montecatini Terme un’importante convention internazionale sulle nuove frontiere terapeutiche per malattie finora inesorabili come la psoriasi e la vitiligine. Il meeting ha portato alla ribalta terapie sistemiche innovative definite farmaci biologici, poiché in grado di bloccare specifiche molecole-chiave nello sviluppo patogenetico della psoriasi.
Tali farmaci, con nomi biochimici come efalizumab, infliximab, adalimumab, etanercept, hanno dimostrato negli studi clinici un’elevata efficacia, che si associa a un’azione selettiva giusto su molecole specificamente coinvolte nella psoriasi, non su tutto il sistema immunologico indiscriminatamente: questo meccanismo si traduce in una maggiore sicurezza d’uso, specie per i trattamenti a lungo termine.
Particolare interresse è stato dedicato a Montecatini a etanercept, farmaco in grado di inibire un bersaglio ritenuto centrale nella patogenesi della psoriasi e di alcune malattie autoimmuni: il Tumor Necrosis Factor (TNF). Un’inibizione che può essere definita fisiologica, perché riequilibra le concentrazioni di TNF, mentre se fosse totale, comprometterebbe le capacità di difesa dell’organismo.
L’efficacia concreta e rapidamente verificabile di queste nuove molecole, unitamente al feed back positivo da parte dei pazienti trattati, ha subito entusiasmato i dermatologi. Ma gli esperti ci tengono a ridimensionare la questione.
Questa innovazione infatti, purché ricca e importante, porta con sé una serie non marginale di problemi aperti quali: l’appropriata collocazione di queste terapie nell’ambito degli altri strumenti a disposizione del clinico, l’individuazione del corretto uso delle singole molecole, la selezione dei pazienti elettivi per questi trattamenti ad alto costo e la risposta individuale al trattamento.
Il tutto aggravato dal fatto che la novità di questo approccio non consente di avere studi a lungo termine per un definitivo inquadramento scientifico e motivato delle scelte, mettendo il clinico nella necessità di aggiornarsi giorno per giorno per poter fare scelte razionali e condivisibili dalle strutture sanitarie.
D’altronde, come per tutti i farmaci nuovi, non si dispone ancora di informazioni sufficienti sugli effetti collaterali, specie nel lungo periodo, che vanno seguiti con estrema attenzione, per una valutazione
costi / benefici oggettiva.
L’avvento dei farmaci biologici, per quanto sia un importante passo avanti nella cura della psoriasi, va dunque preso con le dovute cautele e prudenze, in attesa di ulteriori conferme da parte della ricerca scientifica.
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Patologie della pelle, traumi muscolari, problemi alle articolazioni, complicazioni all’apparato cardiovascolare: oggi tutto questo si cura con gli ioni, e più precisamente con una nuova tecnica chiamata elettroionoterapia, la cui efficacia clinica è già stata ampiamente dimostrata in trials clinici effettuati sia in Italia che in Europa.
La terapia si basa sulla ionizzazione dell’aria, cioè sulla produzione artificiale di ioni positivi e negativi (molecole di gas atmosferici che hanno perso o acquistato una o più cariche elettriche dette elettroni) in grado di generare campi elettromagnetici che riequilibrano e armonizzano la parte malata.
L’apparecchio usato per questa operazione è uno speciale emettitore con punta di carbonio che, orientato verso la cute del paziente, genera una microcorrente che attraversa i tessuti biologici, senza che avvenga nessun contatto diretto con la pelle: per questo si tratta di una terapia non invasiva e priva di effetti collaterali.
Il flusso di ioni prodotto stimola in particolar modo la membrana cellulare, favorendo così i processi di rigenerazione e riparazione dei danni cellulari e tessutali.
Per questo motivo questo sistema terapeutico viene impiegato nella cura di tutte quelle patologie per le quali è necessaria una riparazione cutanea (ulcere venose, ulcerazioni cutanee, erosioni cutanee, ferite infette, piaghe da decubito, psoriasi) e per quelle legate all’apparato osteomuscolare e ortopedia traumatologica (traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, tendiniti, borsiti, ernia del disco, osteoartrosi e osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare).
«I tempi di guarigione risultano sensibilmente abbreviati rispetto a quelli necessari alle terapie farmacologiche o con l’impiego di altri mezzi fisici», ha spiegato il professor Giuseppe Francavilla, docente di Medicina dello Sport dell’Università di Palermo e componente del Comitato Scientifico che ha condotto le ricerche, in occasione del convegno intitolato La prevenzione non farmacologica e l’alta tecnologia al servizio di cittadini, che ha avuto luogo lo scorso 19 aprile alla Camera dei Deputati.
L’apparecchio, fino a oggi a uso esclusivo di personale specializzato all’interno di ospedali e cliniche universitarie, oggi è disponibile anche per l’utilizzo domiciliare, tramite la formula del noleggio e con il supporto e l’assistenza di addetti appositamente formati e costantemente aggiornati.
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Se sulle cause genetiche la ricerca sta ancora lavorando per dare ai milioni di psoriasici di tutto il mondo una risposta definitiva sull’ origine della loro malattia, non c’è dubbio sui potenziali fattori di rischio legati allo stile di vita. Si tratta di comportamenti o elementi che possono in qualche modo scatenare o mantenere nel tempo le lesioni della psoriasi, come traumi fisici, infezioni acute, fumo, dieta, esposizione ad alcuni farmaci, sovrappeso e stress.
Ci sono quindi buone ragioni per credere che la gravità della malattia possa essere modulata attraverso trattamenti non farmacologici e la correzione di alcune abitudini. Al riguardo esistono alcuni studi ma ulteriori ricerche sono in corso per accertare la validità di quest’ipotesi. Nel frattempo, adottare certe buone abitudini non può certo far male!
Accanto alle linee guida ufficiali e alle terapie mediche, sono state recentemente avanzate ipotesi anche riguardo a trattamenti non convenzionali anti-psoriasi, come l’idroterapia termale. Pare infatti che l’acqua termale eserciti sulla pelle tre diverse azioni benefiche:
- cheratoplastica (stimolante della rigenerazione ectodermica)
- sedativa del prurito decongestionante antisettica.
Tutto ciò in virtù degli elementi in essa contenuti, che le conferiscono il carattere sulfureo-carbonico-magnesiaco. Particolarmente favorevole in questo senso risulta essere l’acqua del Mar Morto, le cui alte concentrazioni di sali minerali (cloruro di magnesio, calcio, sodio, potassio e bromo) possono recare molto benessere alla pelle malata.
È corretto informare in ogni modo i pazienti che:
- gli studi finora effettuati sulla reale efficacia delle acque termali hanno dato risultati contrastanti, quindi rimane tuttora non confermato il ruolo dei bagni termali nel trattamento della psoriasi
- le cure naturali sono adatte per migliorare forme lievi e non complicate di psoriasi
- i benefici ottenuti non sono duraturi nel tempo, pur permettendo al paziente di migliorare in parte la propria condizione psicofisica.
Sempre in tema di psoriasi, accanto al potere depuratore dell’acqua i seguaci delle cure naturali ricordano le proprietà antibatteriche e antisettiche dell’echinacea, efficace nella fase di cicatrizzazione delle ferite, quelle antinfiammatorie e cicatrizzanti della liquirizia e quelle riparatrici del pomodoro. Se volete alleviare il fastidio cutaneo provocato dalle manifestazioni cutanee e cercare un po’ di sollievo in questi rimedi naturali, chiedete consiglio a un naturopata e fatevi consigliare sulle dosi e le quantità delle applicazioni quotidiane.
Altri medicamenti naturali validi sono il cloruro di magnesio, l’argilla o l’aceto di sidro: una quindicina di giorni di cura a base di uno di questi rimedi spesso basta per arrecare un certo alleviamento nei sintomi della malattia, anche se il più delle volte le chiazze riappaiono alla sospensione del trattamento.
Risulta utile inoltre affiancare queste applicazioni con l’assunzione quotidiana di vitamine B6 ed E.
La psoriasi è una malattia che comporta seri risvolti psicologici in chi ne è portatore. Sebbene infatti lo stato generale del paziente non sia in genere particolarmente compromesso, la presenza di manifestazioni cutanee su aree normalmente scoperte come viso, mani, unghie, cuoio capelluto esercita importanti conseguenze sulla sua percezione dell’immagine corporea, sulle sue relazioni sociali e sulla sua qualità di vita.
A questo proposito la National Psoriasis Foundation ha presentato nel marzo di quest’anno i risultati di una ricerca condotta dal 2003 su 2600 pazienti affetti da psoriasi e/o artrite psoriasica: circa la metà degli intervistati ha riferito ricadute fortemente negative sulla qualità della vita quotidiana, comprendenti forti sentimenti di rabbia e frustrazione, imbarazzo e isolamento.
Per far fronte a questa stigmatizzazione sociale e a questa tendenza alla depressione e all’autoisolamento, che possono portare anche a un peggioramento del quadro clinico del paziente, l’Adipso (Associazione per la Difesa degli Psoriasici) ha stilato una sorta di decalogo comportamentale che aiuta a convivere con serenità, per quanto sia possibile, con la psoriasi:
La psoriasi è influenzata dai livelli di estrogeno: più sono alti, più la malattia migliora.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’Univeristy of California, che hanno verificato in modo prospettico le fluttuazioni della psoriasi in gravidanza e dopo il parto su 47 donne gravide e 27 donne di controllo.
Dai dati è emerso che livelli di estrogeno e progesterone elevati, tipici della gravidanza, riducono significativamente l'ampiezza della superficie colpita dalla malattia, che torna poi a espandersi dopo 6 settimane dal parto.
Durante la gravidanza il 55% delle donne ha manifestato miglioramenti, il 23% peggioramento e il 21% non ha mostrato alcun cambiamento; nel periodo post parto, invece, solamente il 9% delle pazienti ha riportato miglioramenti, il 26% non ha mostrato cambiamenti e il 65% ha avuto un peggioramento.
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Il passaggio tra la forma latente di psoriasi e la forma clinicamente evidente si realizza per l'intervento di una serie di fattori scatenanti; i traumi sono noti per indurre il fenomeno dell'isomorfismo reattivo o fenomeno di Koebner, cioè la comparsa di una lesione psoriasica nella sede del trauma, quindi nella sede del tatuaggio c'è il rischio che si possa manifestare una chiazza psoriasica.
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Il paziente psoriasico si sente spesso solo ed emarginato. Inoltre il più delle volte non è consapevole fino in fondo della malattia che lo affligge e non conosce davvero le sue opportunità di curarsi.
Per tutti questi motivi è particolarmente importante fornire al malato le corrette informazioni sulla sua patologia, sulle attuali terapie a disposizione, oltre a fornire il sostegno psicologico per gestire lo stress psico-fisico causato da questo disturbo.
A tale scopo sono stati attivati oggi in Italia oltre 140 centri specializzati per il trattamento della psoriasi, identificati nell’ambito del Progetto Psocare.
I Centri Psocare sono presidi pubblici istituiti all’interno di un programma specificamente dedicato alla psoriasi, promosso dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) in collaborazione con le Società Scientifiche Dermatologiche (SIDeMaST ed ADOI) e con l’Associazione Nazionale dei Pazienti Psoriasici (A.DI.PSO.). Il programma comprende pure indagini per i trattamenti con 8 farmaci sistemici, necessari nelle forme più gravi di malattia.
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In occasione del II° Congresso Nazionale Unificato di Dermatologia e Venereologia di Genova, inaguratosi ieri 8 giugno e che si terrà fino all'11 giugno, è stata comunicata l'imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'autorizzazione all'immissione in commercio di Raptiva (Efalizumab), il farmaco di Serono destinato a cambiare radicalmente l'approccio terapeutico della Psoriasi, malattia che fino ad ora ha conosciuto soltanto trattamenti capaci di controllare temporaneamente la sintomatologia, ma con pesanti limiti in termini di sicurezza, effetti collaterali, praticità ed efficacia.
La validità di questo immuno-modulatore, ammesso alla rimborsabilità, è stata recentemente dimostrata da uno studio a lungo termine, 36 mesi, presentato nel corso del III Congresso Spring EADV (Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia) svoltosi a Sofia e che sarà presentato per la prima volta anche in Italia proprio in occasione del II Congresso Nazionale Unificato di Dermatologia e Venereologia di Genova.
In questo studio è stato messo in evidenza come il 73% dei pazienti affetti da Psoriasi moderata e grave che hanno risposto alla terapia e trattati in modo continuo per 36 mesi, ha ottenuto un miglioramento della malattia pari almeno al 75%.
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