Sanihelp.it – Le più comuni malattie orali, carie e parodontiti, sono ampiamente prevenibili con un’adeguata igiene orale. Queste patologie sono oggi in diminuzione grazie a una maggiore cura del cavo orale, all’utilizzo di dentifrici al fluoro e a visite odontoiatriche più frequenti.
Al contrario, la prevalenza delle cosiddette erosioni dentali è in aumento. In questo caso infatti la causa non è tanto l’attenzione all’igiene orale, quanto (come è stato recentemente dimostrato) l’introduzione di cibi ad alto tenore di acidità, come bevande carbonate e gassate, spremute di agrumi, succhi di frutta, alcolici, frutta fresca. Anche una dieta a base di cibi sani come la frutta può quindi essere dannosa per i denti, se la frequenza e la modalità di assunzione di tali alimenti non avvengono correttamente.
Privilegiando quasi esclusivamente i cibi acidificanti (carni rosse, cereali, alimenti raffinati e industriali), si determina un abbassamento del pH fisiologico (=7,41). Ne consegue il tentativo di tamponare l’acidità ematica richiamando sali minerali a reazione basica, come il fosfato di calcio, dalle sedi a maggior contenuto, provocando una demineralizzazione.
Un’alimentazione acidificante protratta può quindi favorire la cariorecettività, determinando l’insorgenza della carie dentaria, oltre a osteoporosi, anemia, litiasi renale e/o biliare, nausea, vomito, tachipnea, discheratosi.
Buona parte della popolazione utilizza un’alimentazione acidificante, favorita dalle modificazioni sociali e dell’offerta alimentare, per cui l’acidosi è quasi diventata una vera malattia sociale. A questo va aggiunto anche il valore acidificante dei farmaci e degli additivi acidificanti (soprattutto quelli con il codice da E 338 a E 385), dato che l’acidificazione è una delle tecniche più utilizzate per la conservazione microbiologica e organolettica dei prodotti alimentari.
La soluzione è però semplice: basta organizzare la propria alimentazione in modo tale che gli alimenti alcalinizzanti (frutta, verdura, latte, patate, legumi) rappresentino circa il 75% del consumo giornaliero. Tuttavia ricordate che:
-alcuni alimenti alcalinizzanti sono acidi a livello locale (limone, succhi di frutta, frutta acida, come mele, pere, agrumi, bevande gasate e acidule): sciacquatevi la bocca con acqua dopo averli ingeriti
-alcuni alimenti acidificanti (carne, pollame, formaggi, cereali) sono indispensabili, in quanto fonte di proteine ad alto valore biologico e di vitamine: l’apporto acidificante deve essere compensato con l’assunzione di alimenti a valore alcalinizzante. Un esempio: per compensare l’acidosi derivante da 100 g di manzo, sarà necessario consumare 125 g di cavolo, 800 g di piselli freschi e 200 g di cavolfiore.
Attenzione: non c’è un rapporto diretto tra il sapore di un alimento, la reazione chimica locale e la reazione chimica sistemica: molti alimenti di sapore acidulo, che provocano una reazione chimica locale acida, non sono acidificanti, e quasi nessun alimento acidificante, tranne l’aceto, è anche di sapore acido. La frutta per esempio contiene acidi organici deboli (acido citrico, malico, tartarico), che, nel processo metabolico, non si comportano come acidificanti, ma come alcalinizzanti: una volta ossidati, formano acido carbonico, un altro acido debole che si dissocia facilmente, formando carbonati (carbonato di sodio, di potassio, di calcio).
Sintetizzando:
-alimenti acidificanti: carne, pesce, formaggi, cereali, grassi animali, frutti di mare, tuorlo d’uovo, arachidi, noci, caffè, tè, cioccolato al latte, aceto, alimenti conservati con additivi acidificanti.
-alimenti alcalinizzanti: legumi (eccetto lenticchie e fagioli), patate, latte, verdura, frutta, mandorle, nocciole e uva.
-alimenti neutri: amido, burro, lardo, miele grezzo, olio, zucchero.