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La professione del pediatra

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Il pediatra ha il compito di prendersi cura dei bambini nei loro primi anni di vita e di seguirli in tutte le fasi della loro crescita. La legge italiana rende obbligatorio rivolgersi al pediatra da 0 a 6 anni di vita; successivamente i bambini potranno essere seguiti dal medico di base della propria famiglia.

Per esercitare questa professione medica sono indispensabili:

  • la laurea in medicina
  • un periodo di tirocinio
  • un esame di abilitazione professionale per l’iscrizione all’Ordine dei Medici
  • la frequenza di un corso di specializzazione quinquennale.

Il professor Giuseppe Chiumello, Professore ordinario di Clinica Pediatrica e Direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria all’UniversitàVita-Salute San Raffaele, ci racconta come avviene la formazione accademica del pediatra:

«La formazione del pediatra inizia durante il Corso di Medicina: nel primo semestre dell’ultimo anno lo studente affronta le problematiche fisiologiche e patologiche correlate all’evoluzione del bambino prima della nascita fino all’etàadolescenziale.

Durante il corso lo studente ha la possibilitàdi confrontarsi con il docente, sia in lezioni frontali che nei vari reparti della Clinica Pediatrica.

Il corso prevede infatti la frequenza del reparto di degenza, di day hospital e degli ambulatori.

Il corso non ha la pretesa di insegnare la pediatria, ma di affrontare i principali problemi con i quali il medico dovràcimentarsi una volta laureato.

Dopo la laurea, il medico che è intenzionato a diventare pediatra può frequentare la Scuola di Specializzazione in Clinica Pediatrica, corso della durata di 5 anni che gli permette di svolgere la sua attivitàsia in ambito ospedaliero che come Pediatra di Libera Scelta».

La professione

«La professione del pediatra è estremamente varia, interessante e coinvolgente e permette, pur nella varietàdelle sue specializzazioni, di venire a contatto con un mondo unico: l’infanzia», afferma il professor Chiumello.

In base alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, recepita dal Parlamento con la legge 176 del 27/5/91, lo Stato riconosce l’infanzia come un bene sociale da salvaguardare e sul quale investire, e definisce la tutela sanitaria dell’infanzia e dell’adolescenza un diritto fondamentale, nonché uno degli obiettivi specifici proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La tutela sanitaria dell’infanzia si attua all’interno dell’Area Pediatrica, definita come complesso di spazi e servizi adatti alle esigenze psico-affettive del bambino e della sua famiglia e come complesso di prestazioni fornite da operatori, medici e diplomati, specificatamente formati e preparati per soddisfare bisogni sanitari specifici.àƒÂ‚à‚ 

In particolare, il pediatra si prende cura del bambino dalla nascita all’adolescenza e rappresenta il principale interlocutore della famiglia per la salute dei figli.

I suoi compiti nei confronti dei propri assistiti sono:

  • istruire i genitori su una corretta educazione sanitaria: comportamenti familiari che si riflettono sul benessere psico-fisico del bambino, stile di vita, alimentazione, somministrazione di farmaci ecc.
  • effettuare bilanci di salute per controllare lo sviluppo fisico, psichico e sensoriale del bambino e individuare eventuali fattori di rischio per patologie o handicap
  • partecipare all’esecuzione di screening di massa per il riconoscimento precoce di alcune malattie
  • prescrivere esami o accertamenti (o effettuarli egli stesso, quando possibile)
  • vaccinare e prescrivere medicinali
  • disporre ricoveri o visite presso altri specialisti
  • effettuare certificazioni (riammissione all’asilo nido o a scuola; certificato di malattia del bambino ai fini dell’astensione dal lavoro del genitore; idoneitàallo sport ecc.)
  • tenere aggiornata una scheda sanitaria pediatrica individuale
  • compilare e tenere aggiornato il libretto sanitario del bambino a uso della famiglia.

Ma soprattutto per essere un buon pediatra bisogna possedere doti importanti: capacitàdi analisi, autonomia decisionale, capacitàdi collaborazione, tatto e gentilezza, facilitànei rapporti con i bambini e i loro genitori, abilitàorganizzative, attenzione al dettaglio, buona manualitàe soprattutto buone capacitàcomunicative.

Le prospettive per il futuro

Dopo la specializzazione il pediatra può lavorare in ospedali e centri per l’infanzia o come Pediatra di Libera Scelta (o Pediatra di Famiglia).

Quest’ultimo è uno specialista in Pediatria convenzionato col Sistema Sanitario Nazionale per le cure primarie.

La sua attivitàè regolamentata da un Accordo Collettivo Nazionale (DPR 272 del 28/07/2000) tra la parte pubblica (Ministero della Sanitàe Regioni) e i sindacati medici di categoria.

«L’Italia è l’unico paese al mondo ad avere il Pediatra di base, che garantisce a ogni bambino un’assistenza specializzata giàa livello di cure primarie», afferma il dottor Giuseppe Marini, Pediatra di Libera Scelta di Lanciano-Vasto (CH).

Per assegnare i pediatri la ASL definisce un territorio e, a seconda della popolazione pediatrica residente, calcola quanti pediatri occorrono (si calcola 1 pediatra ogni 600 bambini di etàfra 0 e 6 anni).

Il Pediatra di Famiglia esercita in uno studio privato, gestito su prenotazione e aperto almeno per cinque giorni a settimana (chiuso nei giorni festivi).
Inoltre può effettuare visite domiciliari, senza spesa aggiuntiva, ma solo quando lo ritiene indispensabile. Il Pediatra di Famiglia assiste i piccoli pazienti dalla loro nascita fino al compimento del quattordicesimo anno di età, ma l’iscrizione può essere prolungata fino a 16 anni se il ragazzo è affetto da patologie croniche o da handicap.

Inoltre fino a sei anni compiuti i bambini sono obbligatoriamente iscritti al Pediatra di Famiglia, purché presente e disponibile sul territorio.

Ma com’è oggi la situazione occupazionale in Italia?

Risponde il dottor Marini: «Attualmente esistono molte possibilitàdi impiego immediato, sia in strutture ospedaliere che come Pediatra di Libera Scelta. In Italia oggi si contano 14.000 pediatri, di cui 7000 di base.

Ridotto è invece il numero dei colleghi che svolgono attivitàlibero-professionale.

Tuttavia, il numero dei pediatri in Italia è in graduale riduzione, a fronte invece di una richiesta aumentata di questa figura da parte del territorio: ciò configura nel medio periodo un rischio di estinzione per la Pediatria di Famiglia».

Gli aspetti umani

Come si rapporta un pediatra con i suoi pazienti e con la famiglia del bambino?

«Il pediatra deve saper affrontare non solo problemi medici, ma anche legati allo sviluppo psicologico del bambino e dell’adolescente. àƒÂ‚à‚ 

In particolare deve saper entrare in sintonia con la famiglia per risolvere non solo i problemi fisici, ma anche e soprattutto per aiutare il giovane paziente a inserirsi nel mondo della scuola e del lavoro», afferma il professor Chiumello.

Quindi il pediatra deve essere visto innanzitutto come un amico.

Questo vale sia per i piccoli pazienti, spesso timorosi e diffidenti nei confronti del camice bianco, sia per gli ansiosi e apprensivi genitori. Per questo motivo per esercitare questo mestiere è importante possedere sensibilitàe savoir faire: un pediatra che ama i bambini, che sa come prenderli senza spaventarli, che ride e scherza con loro durante i controlli, è sicuramente da preferire a uno che, al contrario, per carattere e temperamento, tende a mantenere una certa rigidità, aumentando l’apprensione del bimbo.

Inoltre, deve essere capace di rassicurare i genitori in qualsiasi situazione, senza creare allarmismi, formulando, quando è possibile, una diagnosi in modo chiaro e semplice, e indirizzando mamma e papàverso comportamenti rispondenti alle esigenze del bambino.

Soprattutto nel caso di genitori alle prime armi, e quindi in preda allo spaesamento e alla confusione, il pediatra deve costituire un punto di riferimento: per questo deve essere disposto a intervenire in qualunque momento, dando la sua piena disponibilitàe il suo appoggio in caso di bisogno. Contemporaneamente, deve essere capace di trasformare in pediatri anche mamma e papà, in modo che questi sappiano, per lo meno nelle situazioni più comuni, come comportarsi e cosa fare per alleviare il male del piccolo.

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