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Vascolarizzazione clitoridea e piacere nella donna

Le disfunzioni sessuali nell'universo femminile

Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Impotence Research, ed effettuato da un team di ricercatori coordinati dal dottor Gazzaruso – responsabile del Servizio di Diabetologia e Malattie endocrino-metaboliche dell’Istituto Clinico Beato Matteo – ha ribadito la centralità della vascolarizzazione del clitoride per ciò che concerne la salute sessuale femminile. Una ricerca che segue quella in cui Gazzaruso aveva identificato l’ossigenazione clitoridea come nuovo parametro per la rilevazione di eventuali fattori di rischio metabolico e cardiovascolare.


Quest'ultimo studio, che ha coinvolto 27 donne volontarie, sane e in premenopausa, pazienti dell’Istituto Clinico Beato Matteo, aveva l'obiettivo di scovare una correlazione tra la tensione dell’ossigeno transmucosale (TmPO2), che misura il grado di ossigenazione del clitoride, e le disfunzioni sessuali. A tale scopo, alle volontarie è stato fatto compilare un questionario riportante eventuali note problematiche sessuali e, successivamente, è stato posizionato sul clitoride un piccolo elettrodo (un sensore che viene utilizzato per i neonati).

Ebbene la misurazione dell'ossigeno transmuscolare è risultata di gran lunga inferiore nelle donne con disfunzioni sessuali: ciò a dimostrazione di come l'ossigenazione clitoridea sia una variabile fondamentale per quanto riguarda la salute della sessualità femminile. Certo, che la carenza vascolare potesse determinare disfunzioni sessuali nelle donne era un concetto noto da tempo; ma l’importanza di quest’ultimo studio risiede nel fatto di avere individuato un metodo oggettivo, l’ossigenazione clitoridea, per la comprensione di alcune disfunzioni sessuali femminili, legate all’eccitazione e all’orgasmo, e il fatto che questo stesso parametro potrà essere considerato un valido fattore predittivo di malattie cardiovascolari e metaboliche nelle donne.

Purtroppo il gruppo di volontarie impiegato, essendo poco numeroso, non ha permesso di identificare l'intervallo normale di TmPO2; nonostante ciò si tratta comunque di un ulteriore passo in avanti nello studio delle basi fisiologiche della sessualità femminile.

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