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Come favorire il rispetto della terapia prescritta?

Sanihelp.it – «L’aderenza terapeutica è attualmente considerata un problema molto rilevante in tema di salute – spiega il professor Carlomaurizio Montecucco, Direttore SC di Reumatologia presso il Policlinico San Matteo di Pavia – Il mancato rispetto della prescrizione farmacologica comporta infatti una minore o assente efficacia delle cure e quindi un fattore di peggioramento dello stato di salute della popolazione».


Considerando la difficoltà del paziente a rispettare la terapia prescritta, soprattutto nei casi di patologie croniche come il diabete o la dislipidemia (entrambe sottovalutate da chi ne è affetto in quanto prive di un quadro sintomatologico chiaramente percepibile) nonché nei casi di politerapie che spesso portano il paziente alla decisione di ‘eliminare’ l’assunzione di qualche farmaco, l’adozione di una serie di provvedimenti volti a limitare errori di assunzione, sospensione o interruzione della prescrizione faramacologica ha motivato uno studio presentato stamane a Milano durante una Conferenza stampa organizzata dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), in collaborazione con DOC Generici.

L’analisi esposta, condotta su un campione di oltre 14.500 pazienti delle ASL di Bergamo e Pavia, ha riguardato sei aree terapeutiche (nello specifico diabetologia, cardiologia, dislipidemia, reumatologia, psichiatria e ipertensione) e ha permesso di rilevare come la sostituzione da parte del farmacista di un medicinale con un altro equivalente abbia costantemente causato una diminuzione dell’aderenza alla terapia, con picchi del 48% e del 36% rispettivamente nei casi di dislipidemia e diabete.

«Già lo scorso febbraio, i dati di una nostra survey condotta su un campione di 445 donne con l’obiettivo di esplorare le modalità di approccio al farmaco generico ed il grado di soddisfazione a riguardo, avevano evidenziato come, in tre donne su quattro, la sostituzione di un farmaco generico con un altro equivalente rappresentasse un problema, che nel 19% dei casi si traduceva in una minor aderenza alla terapia (errori di assunzione, sospensione o interruzione) – spiega afferma Nicoletta Orthmann, Referente medico-scientifico di Onda – I risultati preliminari dello studio che presentiamo oggi costituiscono la conferma evidence based di quanto emerso nella nostra precedente indagine».

«La compliance del pazienze, ossia la sua adesione alle prescrizioni del medico curante, è un aspetto fondamentale della gestione della sua salute nell’ottica di controllare e prevenire la progressione della malattia – aggiunge il professor Giorgio Colombo, docente presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Pavia – I risultati del nostro lavoro mostrano che il generico funziona come il farmaco brand, tuttavia un continuo cambio tra equivalenti potrebbe creare confusione e infine ridurre l'aderenza dei pazienti alle terapie».

«Risulta quindi di fondamentale importanza che, una volta prescritto un farmaco generico, il medico si accerti che non venga sostituito con un farmaco equivalente di diverso produttore – conclude il professor Alberto Margonato, Direttore della Divisione di Cardiologia Clinica presso IRCCS Ospedale San Raffaele – Infatti, è stato dimostrato che la variazione delle caratteristiche della confezione, della forma e del colore delle pastiglie possono incidere sull’aderenza alle terapie. Sì, pertanto, al farmaco generico tutte le volte che è possibile, purché si ponga la massima attenzione alla continuità terapeutica con lo stesso prodotto».

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