Sanihelp.it – Recentemente, è apparsa una notizia sui principali media e siti d'informazione che ha fatto scalpore ed ha commosso tutti gli amanti degli animali: in America, una donna è stata salvata dal suo cucciolo, un dobermann che ha fiutato la terribile malattia che stava iniziando a colpire la sua padrona. È infatti risaputo che i cani possiedono un olfatto finissimo, che riesce a captare una varietà incredibile di odori. Così, il quadrupede aveva iniziato a strisciarsi in maniera innaturale contro il fianco sinistro della donna che, insospettita da un tale comportamento, ha deciso di sottoporsi ad esami più approfonditi, scoprendo di soffrire di una neoplasia alla mammella allo stadio iniziale: grazie al dobermann Troy, la donna ha così scoperto in tempo un tumore al seno potenzialmente letale, da cui invece è riuscita a guarire grazie alla chemioterapia e alle terapie farmacologiche.
Da tempo nella comunità scientifica si discute sull'opportunità di impiegare il fenomenale tartufo dei nostri amici a quattro zampe a fini terapeutici: si sa infatti che ciascuna malattia produce un particolare odore, odore che il nostro olfatto limitato non riesce a captare, ma che invece i cani possono avvertire, avvisando in questo modo il medico sulla presenza di una particolare patologia come per esempio, nel caso di Troy, il cancro. Istituti come il Penn Vet Working Dog Center, in America, stanno cercando il modo di addestrare i nostri amici pelosi a questo scopo. Avvalendosi proprio dell'aiuto di quattro cuccioli esperti, i ricercatori del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia stanno cercando di mettere a punto il naso elettronico: vale a dire, un apparecchio formato da nanotubi di carbonio, ciascuno attaccato ad un filamento di DNA che converte le essenze in impulsi elettronici, mimando in pratica il lavoro svolto dai recettori del naso umano, in cerca dell'indizio che appunto rivela la presenza di tumori nell'organismo.
Sembra fantascienza, ma in realtà già l'Università di Maastricht si avvale di uno strumento in tutto e per tutto simile: il BreathLink, utilizzato per scovare il cancro alla mammella delle pazienti. Possiede l'accuratezza di una mammografia, col vantaggio che non ricorre alla tecnologia dei raggi x, rinomati agenti cancerogeni: basta semplicemente respirare in un tubo per 120 secondi, al termine dei quali l'apparecchio confronta le sostanze presenti nell'alito con quelle tipiche della patologia al seno. Il tutto con tempi d'attesa non superiori ai 10 minuti.
Ma il tumore, per quanto sia considerato a buon diritto come la piaga del 21° secolo, non è l'unica malattia riscontrabile grazie a questo metodo, in quanto non è la sola patologia a possedere un preciso, caratteristico odore. Secondo la rivista Sensor, infatti, il diabete saprebbe di acetone per le unghie; disfunzioni al fegato possono essere riconosciute grazie all'aroma di pesce crudo; la schizofrenia produrrebbe esalazioni che ricordano l'aceto. E ancora: il sudore dell'organismo che combatte contro un'infezione può odorare di mele marce; infezioni alla vescica rendono l'urina più simile all'ammoniaca; la rosolia sa di piume; l'adenite tubercolare di birra stantia. Dunque affiniamo l'olfatto, poiché spesso l'organismo manda segnali d'allarme attraverso questo particolare metodo di identificazione.