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Obesità infantile aumentata del 54% rispetto a vent’anni fa

Sanihelp.it – Venerdì 6 dicembre è stato presentato a Roma il rapporto «Bambini e adolescenti tra nutrizione e malnutrizione», documento stilato dall’Unicef in collaborazione con l’Istat riguardante la nutrizione di bambini e adolescenti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.


L'analisi è stata condotta prendendo in considerazione i dati registrati annualmente dall’Istat nell’ultimo decennio e relativi alla dieta di bambini e ragazzi compresi nella fascia d’età tra i 3 e i 17 anni: seppur l’andamento risulti essere abbastanza stabile nel tempo, lo studio ha evidenziato alcune peculiarità degli stili alimentari legate in particolar modo all’età, alla ripartizione geografica, alle condizioni economiche della famiglia e al titolo di studio dei genitori.

In particolare sono stati esaminati i dati riguardanti:

– colazione non adeguata: sebbene i nutrizionisti considerino fondamentale il primo pasto della giornata, ben il 3,9% dei bambini tra i 3 e i 10 anni durante la colazione non assume né latte né cibo; la percentuale aumenta esponenzialmente nella fascia d’età successiva, dove ben un ragazzo su sei (cioè il 16,7%) effettua una colazione non adeguata all’apporto calorico necessario per affrontare l’inizio della giornata;

– consumo di snack almeno una volta al giorno: patatine, noccioline, olive e altri prodotti poveri di nutrienti salutari, sono ormai entrati nel regime alimentare anche dei più piccoli, facendo registrare un consumo giornaliero dell’11,4 % tra i bambini di 3-10 anni e del 17,4% tra gli adolescenti;

– consumo giornaliero di frutta e verdura: l’assunzione di vitamine, minerali e fibre, è fondamentale per mantenere in salute l’organismo; solamente il 12% di bambini e ragazzi consumano quattro o più porzioni giornaliere di frutta e verdura, mentre ben il 63,2% si caratterizza per un consumo che non supera le tre porzioni quotidiane.

Osservando i risultati emersi, è stato quindi evidenziato come la componente culturale sia utile a comprendere i comportamentali alimentari dei bambini: infatti, secondo questo studio, più il titolo di studio conseguito dai genitori è elevato, più accurato risulta essere il regime nutrizionale dei bambini.

Per esempio, considerando il titolo di studio delle madri e mettendolo in relazione coi dati del 2012, è risultato che nel caso in cui la madre abbia conseguito una laurea, la percentuale di bambini e ragazzi che non fanno una colazione adeguata è pari al 5,6%, se invece ha conseguito il diploma di scuola superiore è pari al 7,9%, mentre qualora abbia completato solamente la scuola dell’obbligo si attesta al 12,2%. Anche per il consumo giornaliero di snack e di almeno quattro porzioni di frutta e verdura si ripropone la stessa associazione, per cui più il titolo di studio aumenta, più la percentuale di comportamento a rischio si abbassa.

La disponibilità economica familiare invece, risulta essere decisiva solamente nel consumo di snack, dove le risorse economiche ottime o adeguate comportano una riduzione di consumatori dal 15,6% (registrato nelle famiglie a reddito scarso e insufficiente) al 13%.

L’analisi prosegue quindi con una panoramica sul territorio nazionale, dove vengono elencati una serie di dati relativi alla diffusione dell’obesità: in Italia, la «silente epidemia globale» (così come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la costante diffusione dell’obesità a livello planetario) è più diffusa, nei bambini e nei ragazzi, tra i maschi (30,1% contro il 23,6% delle femmine), tra coloro che vivono al Sud (34,6% rispetto al 22,7 del Nord-Ovest, al 21,1% del Nord-Est, al 24,6% del Centro e al 31,1% delle isole) e tra chi svolge poca attività fisico-motoria.

A livello globale invece, oggi – rispetto a due decenni fa – ci sono il 54% in più di bambini in sovrappeso ed il 35% in meno di bambini cronicamente malnutriti (rachitici), anche se non bisogna dimenticare che la malnutrizione continua a causare ogni anno la morte di oltre 3 milioni di bambini sotto i 5 anni, vale a dire il 45% di tutte le morti infantili nel mondo.

E se è vero che la salute dei bambini dipende in gran parte dalla salute delle madri (nei paesi in via di sviluppo, molte delle morti da parto potrebbero essere evitate se le donne fossero assistite durante la gravidanza tramite un’adeguata nutrizione e la somministrazione di integratori di ferro e folati), è proprio dall’informazione e dall’istruzione dei genitori che bisognerebbe partire per provvedere ad una crescita sana dei figli, permettendo così a tutti i bambini di beneficiare di una nutrizione equilibrata e corretta.

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