Sanihelp.it – Da una ricerca condotta da Insight Engineers e supportata da Allergan emerge che le persone affette da emicrania ritengono che il dolore dovuto alla malattia influenzi la vita quotidiana. A sostenerlo il 90% degli intervistati.
Obiettivo della ricerca, che ha coinvolto circa seicento pazienti tra Regno Unito, Germania, Italia e Spagna, di cui circa il 52% con emicrania cronica e circa il 48% con altre tipologie di emicrania, era proprio indagare l’impatto della malattia sulla vita di tutti i giorni.
Oltre la metà degli intervistati con emicrania cronica si dichiara disposto a fare qualsiasi cosa per diminuire la frequenza (56%) e l’intensità (57%) degli attacchi, ma il 29% ritiene che non ci sia nulla da fare. Un terzo degli intervistati con emicrania cronica non ha però mai ricevuto una diagnosi e il 50% non segue alcuna terapia.
La comunità scientifica definisce l’emicrania cronica un mal di testa che si presenta per almeno 15 giorni al mese, dei quali almeno 8 con sintomi ulteriori come nausea, ipersensibilità alla luce e ai rumori, dolore localizzato.
La vita lavorativa e la vita relazionale sembrano risentire fortemente dell’emicrania. Il 69% degli intervistati con emicrania cronica ha difficoltà in ambito lavorativo: per molti non è facile mantenere un lavoro stabile e c’è anche chi sostiene di averlo perso a causa della patologia.
Gli ostacoli si presentano anche nella vita di relazione: il 55% degli intervistati italiani con emicrania cronica (contro una media del 46% a livello europeo) spesso rinuncia al sesso a causa della malattia e per il 56% degli intervistati italiani (contro una media europea del 48%) il mal di testa è causa di discussioni con il partner. Il 39% lo ritiene motivo di tensione (39% valore medio europeo) che può diventare addirittura causa di rottura con il partner (14% dei pazienti italiani).
Anche trascorrere un’intera serata con gli amici può essere faticoso per chi soffre di emicrania cronica: lo afferma il 73% degli Italiani (70% media europea). Spesso il numero degli amici diminuisce (25% media europea) e si rinuncia ai programmi a medio-lungo termine (42% media europea).
commentare i risultati della ricerca è il Professor Paolo Martelletti, Direttore del Centro di Riferimento Regionale per le Cefalee, Università La Sapienza, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma e Presidente Eletto della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee e della European Headache Federation: «È fondamentale non sottovalutare i mal di testa e affidarsi a un medico specializzato per avere una diagnosi accurata: l’automedicazione non è una soluzione, anzi, spesso si rischia di abusare dei farmaci e di cronicizzare i sintomi. Solo il medico saprà valutare l’approccio terapeutico migliore, volto a gestire le fasi acute e a prevenire per quanto possibile gli attacchi di emicrania cronica. I trattamenti vanno fatti da mani esperte in ambiti specialistici e producono una netta e progressiva diminuzione dell’intensità delle crisi, della frequenza dei giorni con emicrania e soprattutto una consequenziale riduzione dell’uso di terapie farmacologiche con analgesici o triptani, riportando alla forma episodica, dopo vari cicli, la forma cronica della emicrania».