Sanihelp.it – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ogni anno organizza la World AMR Awareness Week – WAAW, la Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antimicrobici che si tiene dal 18 al 24 novembre.
L’evento rappresenta l’occasione per aumentare la consapevolezza e la comprensione della resistenza antimicrobica (AMR) e promuovere le migliori pratiche tra le parti interessate per ridurre l’emergenza e la diffusione di infezioni causate da agenti resistenti agli antimicrobici.
Il tema della WAAW 2024 è Educare. Sostenere. Agire ora.
L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha pubblicato in occasione della Giornata europea (18 novembre 2024) e della settimana mondiale degli antibiotici (18-24 novembre 2024) un report secondo il quale in Italia, il 76% delle dosi di antibiotivo utilizzate è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal SSN viene erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata).
Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A).
L’Italia è anche uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo »Access» (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo la WHO dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali.
Tuttavia, questi farmaci costituiscono ancora solo il 50,8% del consumo totale, ben al di sotto del target UE del 65%.
Tra i principi attivi più prescritti figurano amoxicillina, cefalosporine di terza generazione e macrolidi, farmaci spesso utilizzati per infezioni delle vie respiratorie, urinarie e otorinolaringoiatriche.
Uno dei principali problemi è l’appropriatezza prescrittiva.
Mentre il consumo di antibiotici nel Nord è inferiore (30,9% della popolazione) rispetto al Sud (44,8%), le differenze non sono attribuibili solo alla prevalenza di infezioni, ma anche a comportamenti prescrittivi e culturali.
Una maggiore formazione degli operatori sanitari e un monitoraggio più rigoroso potrebbero ridurre l’uso non necessario, che contribuisce allo sviluppo di resistenze.
In ambito ospedaliero si osserva in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti.
Più in generale sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nel biennio 2022-23, circa il 44,7% dei pazienti ricoverati ha ricevuto antibiotici, contro una media europea del 33,7%.
Questo dato evidenzia un utilizzo particolarmente elevato, spesso legato alla gestione di infezioni nosocomiali.
In Italia, il tasso di infezioni ospedaliere è dell’8,2%, rispetto al 6,5% della media UE. Solo il Portogallo, con l’8,9%, registra numeri peggiori.
Le infezioni nosocomiali più comuni includono quelle causate da batteri resistenti come Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Escherichia coli, con tassi di mortalità che possono superare il 50% nei casi più gravi.
Un miglioramento delle condizioni igieniche e delle infrastrutture ospedaliere potrebbe prevenire fino al 30% di queste infezioni, evitando tra 135.000 e 210.000 casi ogni anno.
L'Italia è maglia nera in Europa per il numero di decessi legati all'antibiotico-resistenza: circa 12.000 ogni anno, pari a un terzo del totale europeo.
Questa situazione comporta un costo significativo per il SSN, stimato in 2,4 miliardi di euro all'anno, tra giornate di degenza e terapie aggiuntive.