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Tumori e terza età: l’importanza di stili di vita sani

Prevenzione

Sanihelp.it – Il ruolo della prevenzione è fondamentale nella lotta ai tumori, eppure un italiano su due non sa che l’adozione di un corretto stile di vita può prevenire l’insorgenza di un tumore. Il 79% degli over 65 inoltre ritiene inutile migliorare abitudini scorrette alla propria età. Anche per queste convinzioni il 46,4% degli anziani italiani è in sovrappeso, il 21% fuma, il 40% consuma alcol in maniera importante; pochi si dedicano all’attività fisica (4 su 10).


Commenta il professor Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS di Reggio Emilia: «Una situazione preoccupante, frutto di molti miti sbagliati. Per questo abbiamo deciso di partire con il primo tour mai realizzato in Italia da una Società Scientifica contro i tumori negli anziani. Perché a tutte le età modificare in meglio il proprio stile di vita è opportuno e consigliabile: no al fumo e all’abuso di alcol, attività fisica costante e dieta corretta sono i messaggi chiave della prevenzione oncologica».

La campagna di sensibilizzazione fa tappa oggi a Firenze, dopo aver toccato Torino e Catania, e proseguirà a Napoli (20 ottobre), Milano e Trieste (27 ottobre), Roma, Reggio Emilia, Ancona e Genova.

Come spiega il professor Pinto l'obiettivo del tour è «Intercettare una fascia della popolazione per la quale non esistono finora programmi di informazione e prevenzione adeguati. Abbandonare comportamenti a rischio come il fumo o la sedentarietà presenta enormi vantaggi anche se in un’età matura. Negli anziani il rischio di cancro è quaranta volte più alto rispetto alle persone di 20-40 anni e quattro volte maggiore rispetto a quelle di 45-65 anni. Stili di vita sani non solo hanno effetti preventivi, ma quando si è colpiti dalla malattia, aiutano a rispondere meglio alle terapie e ad abbassare il rischio di recidiva. Abbiamo scelto di focalizzarci soprattutto sui tumori che interessano maggiormente la terza età, in primo luogo quello della prostata (il più frequente tra gli over75) per spiegare che si deve prevenire, ma anche che quando colpisce, può essere vinto e si può tornare a una vita normale».

«Un secondo problema su cui dobbiamo intervenire con forza – continua il professor Carmine Pinto – riguarda il momento della diagnosi. La maggior parte dei tumori nella terza età sono scoperti in fase avanzata. E spesso non tutti questi pazienti accedono ai trattamenti più innovativi. Per questo nel corso di ogni incontro vengono approfonditi anche i concetti di screening e di tempestività della diagnosi. Prima si intercetta la malattia, maggiori sono le possibilità di superarla con una buona qualità di vita, anche se si è ultrasettantenne. Nel nostro tour approfondiremo, in particolare, la conoscenza del tumore alla prostata che, grazie anche ai nuovi farmaci, può essere gestito bene in età molto avanzata. Si tratta di un carcinoma spesso presente in forma indolente (circa il 30-40% dei pazienti), caratterizzata da una crescita che può essere molto lenta e non in grado di provocare disturbi e ancor meno di causare la morte dei pazienti. In questi casi è possibile adottare una strategia osservazionale come la sorveglianza attiva, tenendo sotto stretto controllo nel tempo il comportamento e l’evoluzione del tumore, riservando il trattamento (chirurgico, radioterapico, farmacologico) solo ai pazienti che ne abbiano bisogno e quando ne abbiano bisogno. Nove malati su dieci superano la malattia con una buona qualità di vita.


A differenza di altri tumori, per quello prostatico non esistono ancora programmi di screening efficaci come la mammografia per il carcinoma mammario e il sangue occulto nelle feci per quello del colon. Per questo abbiamo realizzato anche un opuscolo informativo da diffondere in ogni incontro che consente ai malati e ai caregivers di conoscere la patologia, capire cos’è e quando può essere fatto il controllo del PSA e fornisce consigli pratici su come gestire il forte impatto che la malattia ha nella quotidianità della persona». 

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