Sanihelp.it – Nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Montecitorio lo scorso 17 giugno, nell’ambito di una giornata di informazione sui tumori della pelle organizzata da Euromelanoma (in collaborazione con la Camera dei Deputati e SIDeMaST), sono stati presentati dati piuttosto preoccupanti: il numero di casi di neoplasie della pelle è in continua crescita in tutti i Paesi del mondo, inclusa l’Italia.
Con una incidenza annuale stimata intorno ai 40-140 casi ogni 100.000 abitanti, nel nostro Paese i tumori non melanoma, ovvero quelli più diffusi e anche meno conosciuti, rappresentano il 20% di tutti i tipi di tumori. Particolare attenzione dunque a forme quali cheratosi attinica, carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare.
Dai dati contenuti nel dossier I numeri del cancro in Italia 2014 (AIOM-AIRTUM) per quanto riguarda i carcinomi della cute si stima che ogni anno vengano diagnosticati circa 70.000 casi, 40.000 nei maschi e 30.000 nelle femmine.
«L’incidenza del melanoma, il cancro cutaneo più conosciuto e terza diagnosi di carcinoma più frequente sopra i 45 anni – ha sottolineato la Professoressa Ketty Peris, Direttore della Clinica Dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma – è quasi triplicata in poco meno di un ventennio, mentre i tumori non melanoma, meno aggressivi e conosciuti, ma molto più diffusi, rappresentano il 20% di tutti i tipi di tumori. In particolare, quando si parla di tumori della pelle non melanoma ci si riferisce alla cheratosi attinica, al carcinoma basocellulare e al carcinoma squamocellulare. L’età più a rischio per l’insorgenza di questi tumori è quella tra i 40 e gli 80 anni; sono più frequenti negli uomini e si localizzano principalmente nelle aree fotoesposte: viso, cuoio capelluto, collo e braccia. La parola d’ordine quindi è oggi più che mai, prevenzione. Fondamentale è anche lo screening, che prevede l’esame clinico e dermatoscopico effettuato da uno specialista dermatologo».
I tumori della pelle non melanoma sono dunque i tumori più diffusi, dieci volte più frequenti rispetto al melanoma che rimane comunque il più pericoloso.
Carcinoma basocellulare: tumore cutaneo a lenta crescita e di diverse forme che, spesso, insorge su aree cutanee cronicamente esposte al sole.
Carcinoma squamocellulare: origina in genere da una cheratosi attinica non trattata e si presenta come un nodulo duro, aderente, che si ulcera.
Cheratosi attinica: secondo tumore della pelle per diffusione, si tratta di una lesione che si sviluppa spontaneamente in seguito a una prolungata esposizione ai raggi del sole. Particolarmente colpite le categorie professionali che trascorrono molto tempo al sole (muratori, agricoltori, contadini, marinai e pescatori) e gli sportivi che si espongono per periodi prolungati alle radiazioni solari (sciatori, velisti, tennisti). A rischio anche i soggetti dalla pelle più chiara, con capelli biondi o rossi e che tendono più spesso a scottarsi al sole.
Proprio per questi motivi è consigliabile eseguire periodicamente un’autovalutazione della propria pelle per verificare la eventuale comparsa di macchie sospette e in caso positivo rivolgersi immediatamente a uno specialista dermatologo di ospedali e ASL per un check up ed eventualmente per iniziare una terapia. I tumori della pelle non melanoma, come la cheratosi attinica, possono essere sconfitti rapidamente e senza conseguenze negative, permettendo a tutti i pazienti di tornare ad avere una pelle sana.
Infatti, come ha spiegato il Professor Giampiero Girolomoni, Presidente SIDeMaST e Professore Ordinario di Dermatologia dell’Università di Verona, «Si ritiene ne sia affetto circa il 16% della popolazione generale di età compresa tra i 30 e i 70 anni, ma oggi, fortunatamente, sono numerose le opzioni terapeutiche per fronteggiare la cheratosi attinica. La principale è costituita dall’ingenolo mebutato, un gel che il paziente applica quotidianamente sull’area interessata per tre giorni consecutivi (viso) o per due giorni (corpo) a seconda della localizzazione delle lesioni. Questo trattamento topico garantisce un’elevata efficacia anche per la prevedibile aderenza da parte del paziente a una terapia di così breve durata. È noto infatti che in dermatologia, quanto più si prolungano le terapie nel tempo, tanto meno il paziente aderisce alle terapie stesse. Inoltre, l’importante valore aggiunto di questa terapia è rappresentato anche dal fatto che l’ingenolo mebutato non si limita a curare le lesioni visibili ma cura anche quelle non visibili a occhio nudo trattando la zona circostante. Brevità del trattamento ed efficacia clinica differenziano quindi l’ingenolo mebutato dalle altre terapie topiche, venendo incontro alle esigenze dei clinici e dei pazienti. Tutto in una formulazione gel rimborsata da parte del Sistema Sanitario Nazionale».
La giornata informativa è stata preceduta dallo screening per i parlamentari di Montecitorio, ha commentato l’Onorevole Pierpaolo Vargiu, Presidente della XII Commissione Affari Sociali: «Questa iniziativa vuole essere di stimolo nei confronti della popolazione affinché, sull’esempio dei Parlamentari, sia consapevole dell’importanza di conoscere lo stato di salute della propria pelle e di sottoporsi a regolari controlli. Purtroppo, infatti, nel nostro Paese si parla ancora troppo poco di questo organo e delle patologie a esso correlate, in particolare di quelle tumorali. Nello specifico, grazie a questa iniziativa, vorremmo veicolare il messaggio che i tumori della pelle, se trattati precocemente, si possono sconfiggere grazie alla prevenzione e diagnosi precoce.
Investire in ricerca, innovazione terapeutica e programmi di screening è fondamentale non solo per i pazienti e per la comunità scientifica. Tutto questo si riflette, infatti, sul Sistema Sanitario Nazionale e sulle sue necessità in termini di contenimento dei costi. Se consideriamo i tumori della pelle dal punto di vista dell’epidemiologia, l’allungamento della vita media della popolazione determinerà un progressivo incremento dell’incidenza di tali neoplasie. In quest’ottica, la diagnosi precoce riveste dunque un ruolo fondamentale nell’ambito di costi assistenziali e numero di ricoveri ospedalieri. Poter diagnosticare precocemente una patologia, attraverso programmi di screening adeguati e diffusi sul territorio, permetterebbe di attuare trattamenti tempestivi in grado di prevenire le conseguenze, a volte anche gravi, di numerose patologie, tra cui i tumori della pelle. Questo comporterebbe sicuramente un contenimento dei costi non solo sanitari ma anche sociali legati all’ospedalizzazione, all’assistenza da parte dei caregiver e all’eventuale riabilitazione del paziente».