Sanihelp.it – Aprile dolce dormire recita un comune detto, ma secondo Assomensana – Associazione non profit di neuropsicologi che studiano come potenziare le facoltà cognitive – aprile è anche il mese del dolce ricordare perché dormire allena la capacità di memorizzare.
«Due recenti ricerche delle Università di Washington e del Wisconsin, apparse su Science, hanno messo in evidenza come dormire bene faccia bene alla memoria», spiega il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente dell’Associazione. «Durante il giorno, il cervello elabora una mole impressionante di informazioni (circa 11 milioni al secondo). Ogni attività intellettiva stimola le cellule cerebrali, incrementando le terminazioni nervose (i dendriti) che si estendono e si collegano – attraverso le sinapsi – con gli altri neuroni, creando così una rete fittissima di filamenti. Questa rete richiede molto dispendio di energia per essere realizzata e mantenuta. Infatti si devono utilizzare proteine, grassi e altri componenti biologici per costruire queste reti. Inoltre, creano una ridondanza di informazioni che non sempre si rivelano utili alla nostra vita. È quindi necessario sfoltire queste nuove memorie per rendere più efficiente il sistema». «Durante il riposo notturno, il cervello rielabora, seleziona e mantiene esclusivamente le informazioni che sono utili e indispensabili alla vita, mentre si disfa di quelle che invece non sono importanti. In questo modo, l’organo del pensiero riorganizza la rete di neuroni, conservando solo ciò che serve e prepara il tessuto cerebrale per essere efficiente il giorno dopo. Ormai sappiamo che ciò che apprendiamo la sera verrà memorizzato meglio e sarà disponibile per l’80% a distanza di 8-10 ore rispetto allo stesso materiale appreso la mattina. In quest’ultimo caso, potremo ricordare soltanto circa il 40% delle informazioni immagazzinate. Ciò dipende dalle interferenze che subentrano durante la giornata, circostanza che invece non si verifica durante la notte. Quindi, la notte porta consiglio ma protegge anche la memoria dalle minacce (ovvero le interferenze)», continua il professor Iannoccari.Ecco allora alcuni consigli per un sonno di qualità, dal vademecum Vivere almeno 100 anni (Linee guida per una sana longevità), curato da Assomensana.
– A cena preferire cibi leggeri come pesce, latte, yogurt, legumi, frutta secca (ricchi di triptofano, precursore della serotonina, sostanza che rilassa l’organismo in modo naturale) e di vitamina B6 come orzo, riso, carni bianche, che favorisce l’assorbimento del triptofano.
– Prima di andare a dormire evitare bevande alcoliche o eccitanti che contengono teina o caffeina; via libera all’effetto rilassante di tisane a base di camomilla, tiglio, passiflora, valeriana e biancospino.
– Evitare di dedicarsi ad attività fisicamente pesanti.
– Dormire in un luogo fresco: la temperatura ideale per un sonno ristoratore è di circa 18°C;
– Andare a dormire sempre alla stessa ora: il momento del normale ritmo di alternanza luce-buio coincide con la preparazione del nostro corpo al riposo (la nostra temperatura corporea si abbassa, così come la pressione arteriosa e si avverte un piacevole torpore).
– Guardare meno la televisione, soprattutto prima di andare a letto. Le immagini televisive stimolano la retina dell’occhio, la quale è collegata direttamente all’ipotalamo, zona deputata alla regolazione del ciclo sonno-veglia. Come dimostrato dai ricercatori della University of Pennsylvania (Meeting of Associated Professional Sleep Society of Illinois, 2009), guardare la TV prima di andare a letto riduce il tempo totale del sonno.
– Se dopo mezz’ora non si riesce a prendere sonno, meglio alzarsi e dedicarsi a un’attività rilassante.