Sanihelp.it – Le evidenze più recenti mostrano che il microbiota intestinale agisce come un organo a se stante, che è localizzato nell’intestino ma non limita i suoi effetti a questo distretto.Come una centrale del benessere, infatti, un suo stato di equilibrio favorisce una condizione di buona salute cardiovascolare e mentale e contribuisce a un’adeguata risposta dell'organismo sia verso agenti patogeni sia in caso di allergeni.
L’utilizzo di probiotici, il cui ruolo è proprio favorire l’equilibrio del microbiota intestinale, può quindi avere un effetto positivo sul sistema cardiovascolare, la funzione immunitaria e il cervello, con un’azione specifica che varia a seconda del ceppo utilizzato.
Obesità, diabete, aterosclerosi sono tutte malattie, spesso connesse tra di loro, che originano da un stato di infiammazione cronica silente, correlato a sua volta a un microbiota intestinale alterato. I probiotici possono avere un ruolo nella prevenzione e, in alcuni casi, nella cura di queste malattie perché favoriscono una condizione di equilibrio della popolazione microbica e una riduzione degli stati infiammatori.
Anche il manifestarsi di una reazione allergica è conseguente a un processo di infiammazione subclinica. Da quest’anno, le nuove linee guida internazionali della World Allergy Organization raccomandano l’uso dei probiotici come possibile strumento di prevenzione nei soggetti più a rischio: probiotici specifici consumati con regolarità influiscono positivamente sul microbiota e, attraverso di esso, su tolleranza immunitaria e infiammazione, processi alla base delle allergie.
L’intestino è un secondo cervello e il nostro stato mentale è quindi legato al nostro stato intestinale: il microbiota produce infatti dei neurotrasmettitori che agiscono a livello cerebrale attraverso il nervo vago, influenzando il benessere mentale. L’uso di probiotici specifici può quindi costituire una nuova chiave per la gestione di stress e ansia, in una strategia definita psicobiotica.
Un discorso a parte merita l’assunzione di probiotici da parte di malati di Hiv, che mostrano in genere uno stato di disequilibrio a livello proprio del microbiota intestinale. Anche in questo caso i risultati mostrano un miglioramento dei marker immunologici di progressione della malattia.
Questi risultati forniscono dati preliminari per valutare come la somministrazione di un probiotico specifico in associazione con antivirali possa migliorare la funzione immunitaria di individui con Hiv. Sono naturalmente necessari studi più ampi per confermare queste prime indicazioni.