Sanihelp.it – Durante la pandemia, circa il 40% della popolazione più giovane ha sviluppato forme di acne, legate all’uso della mascherina, che in molti casi hanno lasciato cicatrici.
Il dato emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Cosmetic Dermatology in piena emergenza sanitaria, condotto su un campione di 200 partecipanti, 84 maschi e 116 femmine, di età media 21 anni.
Del gruppo di ragazzi analizzato, oltre il 40% risultava aver sviluppato Acne Vulgaris, di cui non soffriva prima dell’inizio della pandemia e prima di iniziare a indossare mascherine per molte ore al giorno, mentre più del 20% del campione, che già ne soffriva, ha segnalato un aggravarsi del problema.
Il fenomeno è tanto diffuso che si parla di Maskne, a proposito dell’acne e di altri problemi dermatologici provocati dalle mascherine, come follicoliti, rosacea e dermatiti, e ha importanti risvolti psicologici, soprattutto sui più giovani, per i quali il problema può avere un forte impatto sulla qualità della percezione di sé e della vita sociale.
Anche se eliminando o diminuendo l’uso delle mascherine, con la fine dell’emergenza e dell’obbligo di indossare strumenti di protezione, il problema si è alleviato, l’acne in molti casi ha lasciato cicatrici, soprattutto perché l’abitudine diffusissima di intervenire manualmente, e senza le necessarie cautele igieniche, per eliminare i brufoli, provoca sovraccarichi batterici e cicatrici difficili da eliminare.
«Dopo la pandemia c’è stato un boom di richieste per cicatrici da acne fra i giovani – spiega Cristina Sartorio, medico estetico di Torino, esperta in scienze della nutrizione, referente per il Piemonte della Sies, Società italiana di chirurgia e medicina estetica e docente della scuola post-universitaria Agorà di Milano -un problema con cui un tempo si doveva imparare a convivere e che invece oggi si può curare, con risvolti positivi dal punto di vista psicologico fin dalle prime sedute». La differenza rispetto al passato è determinata dalla tecnologia oggi fondamentale strumento della medicina, anche della medicina estetica.
Le cicatrici da acne non sono tutte uguali e quindi non si devono trattare tutte nello stesso modo. «È necessario distinguere almeno tre diverse tipologie: box scar, ice pick e rolling, a seconda delle caratteristiche che la cicatrice presenta. Ogni categoria prevede un trattamento diverso, che prenda in considerazione anche le specificità soggettive della persona. In determinati casi si può intervenire anche con trattamenti laser, con protocolli diversi per intensità e profondità. A seconda del caso specifico, si può affrontare la terapia con solo needling, con solo laser o con una combinazione di entrambe». Bisogna intervenire nei mesi invernali: il trattamento prevede infatti la protezione dalla foto esposizione alla luce del sole estiva e con il needling si inizia a vedere un buon risultato già dopo poche settimane. La terapia laser ha invece tempi più lunghi, perché le sedute devono essere distanziate nel tempo, quattro/sei settimane.