Sanihelp.it – Due persone che si innamorano sono inseparabili. Fanno tutto insieme, scoprono tutto insieme, condividono gioiosamente emozioni, desideri, sogni e progetti. Ciascuno pensa solo a far piacere all’altro. Non smettono mai di stare vicini e di cercare il contatto, qualsiasi cosa facciano. Realmente da due diventano uno. Diventano un noi. Questa fusione è l’unità ritrovata.
Dalla fusione si passa all’idealizzazione: ciò che viene idealizzato è il proprio partner, se stessi e l’amore. Ciascuno vede l’altro non per ciò che è, ma per come vorrebbe che fosse, così come ha sognato che un compagno dovrebbe essere. Lo vede come gli piace vederlo, eliminando i tratti che preferisce non considerare. Allo stesso tempo, per piacere all’altro, ciascuno cercherà di mostrarsi sotto il lato che crede piaccia al partner: ciascuno modellerà la propria personalità per adattarsi ai desideri dell’altro, puntando sui tratti favorevoli e mascherando quelli che potrebbero infastidirlo.
La fase successiva è l’identificazione: io sono te, tu sei me, siamo uguali. Questa volontà di essere simili all’altro si fonda sul mito delle anime gemelle, secondo cui per trovare il grande amore bisogna essere simili. Durante l’innamoramento ci si sforza di rendersi veramente simili all’altro: se ne copiano atteggiamenti e linguaggio, se ne fanno proprie le emozioni e se ne soddisfano tutte le necessità.
Si attenua poi tutto ciò che ci differenzia dal partner, limitando la nostra espressione personale e perdendo di vista i nostri piaceri.
Si copia soprattutto ciò che si ama di sé nell’altro, ossia le nostre percezioni su di lui. L’altro finisce per diventare il doppio di noi stessi, il nostro clone.