Sanihelp.it – La dermoabrasione
La dermoabrasione è una procedura chirurgica che consiste nell’abradere meccanicamente la parte superficiale della cute per addolcire le irregolarità della pelle e livellare la superficie, rendendola più omogenea, liscia e levigata.
Si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico con tanto di anestesia, che può essere locale se le zone da abradere sono limitate, o totale se sono estese o se deve trattare l’intero viso.
Nell’ambulatorio dermatologico questa tecnica può venire attuata per mezzo di una piccola fresa abrasiva e, nel caso della microdermoabrasione, di uno speciale apparecchio a polveri di alluminio.
Durante i primi giorni dall’intervento la pelle è sensibile e ruvida, compaiono un leggero gonfiore e un arrossamento che persistono per qualche settimana: sono quindi necessarie medicazioni per 3-7 giorni.
Dopo circa due settimane molte pazienti riprendono la vita sociale, ma per un mese non si devono esporre al sole e per i due mesi successivi l’esposizione può avvenire solo usando un filtro solare.
Il make up si può applicare dopo un paio di settimane dall’intervento.
Più recentemente è venuta affermandosi la dermoabrasione laser che, mediante una sisepitelizzazione, livella le sporgenze e le infossature. Con un particolare tipo di luce laser che agisce sulle cellule bersaglio, si determina un’esfoliazione della cute mediante vaporizzazione. Si arriva così fino al derma e la rigenerazione avviene spontaneamente.
La microdermoabrasione invece non è un intervento invasivo, non richiede alcuna anestesia e, essendo superficiale, va ripetuta almeno una seconda volta.
Si tratta di una tecnica di lisciatura con microcristalli di ossido d’alluminio, che permette di abradere lo strato superficiale di cheratina, stimolando la produzione di nuove cellule cutanee. Viene utilizzata da qualche anno per il trattamento delle rughette, delle rughe profonde, delle cicatrici, delle smagliature, della cheratosi attinica, dei tatuaggi e delle lentiggini. Il peeling
È un trattamento levigante conosciuto fin dall’antichità, usato per migliorare l’aspetto della pelle. Consiste nel distacco di una parte di cute, che può riguardare il solo strato di epidermide superficiale o tutta l’epidermide o interessare anche una parte del derma.
Le sostanze alla base del trattamento variano in base alle esigenze particolari dei pazienti, ma le più usate sono l’acido glicolico e l’acido lattico, entrambi della categorie degli AHA (alfaidrossiacidi).
L’acido glicolico è estratto dalla canna da zucchero e, usato nel peeling, favorisce il rinnovo dell’epidermide e l’attenuazione delle macchie.
L’acido lattico è ottenuto dal latte e viene utilizzato nei peeling a diverse concentrazioni, secondo l’effetto che si vuole ottenere.
I filler
Si tratta di sostanze che vengono iniettate nel derma per riempire le rughe e farle sparire. Alcuni filler vengono usati anche per rimodellare i contorni del viso, le labbra o per colmare le depressioni.
Possono essere di due tipi: quelli riassorbibili e quelli non riassorbibili o permanenti.
Secondo la maggioranza dei dermatologi i primi sono di gran lunga migliori dei secondi: infatti le sostanze riassorbibili, anche se devono essere periodicamente reiniettate, sono biocompatibili con il tessuto cutaneo, anzi spesso sono suoi componenti e pertanto non nocive.
Le altre invece sonno sintetiche e possono creare gravi problemi (si pensi per esempio al silicone, ormai vietato per legge). Vengono percepite dall’organismo come un corpo estraneo e con il tempo possono innescarsi processi di rigetto. Le conseguenze, difficili da risolvere, sono ben peggiori di un viso invecchiato: possono infatti causare gonfiore, edema, granulomi, fistole che richiedono un intervento chirurgico con esiti cicatriziali.
Diverso il discorso per i filler riassorbibili, primo fra tutti quello a base di acido ialuronico.
Studi scientifici hanno dimostrato che a determinate concentrazioni questo acido è in grado di stimolare la crescita delle cellule che compongono la pelle e proteggerle dai radicali liberi. Questo filler è indicato sia per il cronoaging sia per il fotoaging.
Il fatto che il trattamento vada ripetuto a distanza di qualche mese conferisce anche la sicurezza di poter effettuare delle correzioni e di poter adeguare l’intervento a un viso che nel corso del tempo cambia.
C’è poi un filler di ultima generazione: l’acido polilattico, il cui effetto di riempimento è molto più duraturo, in quanto stimola la cute a formare nuove cellule collagene. La tossina botulinica
La tossina botulinica o botox è un batterio che si sviluppa nei cibi andati a male dall’effetto paralizzante temporaneo. Proprio per questo sua azione transitoria (qualche mese), poco più di 15 anni fa si è pensato di impiegare questa sostanza, dapprima in neurologia (per la cura dei tic e della cefalea), e poi in molti campi della medicina.
Il suo impiego in campo dermatologico risale a circa 10 anni fa, a seguito di un’osservazione casuale fatta da un’oculista che notò come, dopo il trattamento di un caso di strabismo, le rughe attorno agli occhi erano andate via via spianandosi.
Impiegata per uso dermatologico dapprima negli Stati Uniti, la tecnica ha ricevuto recentemente l’approvazione anche in Italia, ma solo per le rughe glabellari, frontali e perioculari. Tuttavia, sotto la diretta responsabilità del medico, il botox può essere utilizzato anche in altri distretti, come per esempio il collo.
Il suo impiego e il suo acquisto sono però riservati esclusivamente ai medici specialisti in dermatologia, chirurgia plastica, chirurgia maxillo-facciale e oftalmologia.
Lo scopo dell’inoculazione locale della sostanza, che provoca il rilassamento dei muscoli, è quello di ridurre le contrazioni involontarie di alcuni muscoli facciali, responsabili a lungo andare della formazione delle cosiddette rughe d’espressione.
L’inoculazione viene eseguita con un ago di piccolo calibro e le quantità di tossina impiegate sono minime, ma sufficienti a bloccare la trasmissione dell’impulso nervoso ai muscoli interessati.
Non serve pertanto né nelle rughe dovute al vero e proprio invecchiamento della cute, né in quelle causate dall’azione della luce solare.
Se la tecnica è eseguita da uno specialista esperto, gli effetti indesiderati possono consistere in piccoli ematomi e lieve mal di testa; molto raramente si verifica un indebolimento dei muscoli vicini che causa una caduta della palpebra superiore o del sopracciglio.
Le controindicazioni più importanti sono: malattie neuromuscolari e assunzione di alcuni farmaci.
Anche se molto di moda negli Stati Uniti, non tutti i dermatologi sono d’accordo con l’uso del botox per spianare le rughe, definendola una metodica innaturale e antifisiologica. Questa sostanza non serve infatti a riempire le rughe, ma piuttosto a impedirne la manifestazione, riducendo la capacità di contrazione dei muscoli trattati.
L’interrogativo dei medici è questo: quando un muscolo si muove, oltre a dare carattere al viso, fa circolare meglio il sangue e la linfa nella pelle. Un viso nutrito da una buona circolazione si manterrà quindi nel tempo giovane ed elastico. Cosa succederà tra dieci anni a quei visi continuamente bloccati dalla tossina botulinica? La radiofrequenza e la luce pulsata
Una delle ultime novità nel campo delle tecniche di ringiovanimento è costituita dalla radiofrequenza, una tecnica che, pur rimanendo nel campo della dermatologia plastica, potrebbe anche proporsi come alternativa al lifting della chirurgia estetica.
La radiofrequenza si basa su una metodica utilizzata in passato per coagulare verruche e capillari, ma oggi gli studi eseguiti sull’uso di questa tecnologia contro il rilassamento cutaneo sono numerosi.
Nel novembre del 2001 è stata approvata dalla Food and Drug Administration per il trattamento delle rughe e il suo utilizzo in Italia è piuttosto recente.
Il principio su cui si basa la radiofrequenza è quello della cessione di calore fino alla profondità di 5 mm, che si è dimostrata in grado di generare una contrazione del collagene esistente e la formazione di nuovo collagene.
Le sedi dove viene applicata la radiofrequenza risultano essere la linea di attaccatura dei capelli e l’area preauricolare. Si può fare una singola applicazione, tuttavia trattamenti multipli si sono dimostrati nettamente superiori al trattamento singolo. Gli effetti sono molto graduali e comunque il trattamento, eseguito in anestesia locale, si dimostra più doloroso del ringiovanimento non ablativo eseguito tramite laser.
Gli effetti collaterali vanno dall’eritema all’edema e sono generalmente modesti. La maggioranza di questi studi riporta comunque a 4 mesi di distanza dall’ultimo trattamento un importante miglioramento della lassità cutanea.
A causa dell’effetto sulla ghiandola sebacea, la radiofrequenza è stata utilmente impiegata con successo nel trattamento dell’acne attiva con riduzione delle lesioni del 75% e oltre.
Nel fotoinvecchiamento per esempio viene impiegata la radiofrequenza congiuntamente con la luce pulsata. La radiofrequenza serva a preparare la pelle innalzando leggermente la temperatura per facilitare l’azione dei flash di luce pulsata. Questo procedimento di preparazione permette di usare flash di minore intensità di luce pulsata e di ottimizzare i risultati.
La luce pulsata ha gli stessi effetti del laser, ma è una tecnica soft di ringiovanimento della pelle ed è indolore.
Fermare il tempo? Oggi si può
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