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Valentina Vezzali vincente nonostante la carenza di ferro

Nutrizione

Sanihelp.it – Nel mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono oltre 700 milioni le persone che hanno una carenza di ferro e circa 2 miliardi quelle affette da anemia sideropenica. Tra le categorie più esposte al rischio rientrano le donne in età fertile e gli sportivi. Valentina Vezzali, donna e atleta una splendida carriera sportiva nella scherma, non ha fatto eccezione, come ha raccontato lei stessa intervenendo alla presentazione di un nuovo integratore di ferro: «Durante la mia carriera ho sofferto di una carenza di ferro piuttosto importante, pur prestando costantemente attenzione all’aspetto della nutrizione».


Il ferro è presente in piccole quantità nel nostro organismo (3-5 grammi al massimo), ma è un minerale assolutamente indispensabile per la nostra salute perché coinvolto in diverse funzioni vitali: è un costituente essenziale dell'emoglobina, fondamentale per trasportare l’ossigeno in tutto l’organismo, per l’equilibrio del nostro metabolismo energetico e molto altro ancora. Perché si può avere una carenza? «Il nostro organismo è in grado di assorbire soltanto una piccola parte del ferro introdotto attraverso l’alimentazione, assorbimento che dipende anche dalla tipologia di cibi che viene assunta» spiega Giorgio Donegani, esperto in nutrizione e tecnologo alimentare. «Inoltre, ancor più che per altri minerali, l’assunzione di ferro è decisamente influenzata da una serie di fattori individuali, primi tra tutti il sesso e l’età, ma anche lo stile di vita».

Le donne fertili, per via del ciclo mestruale, hanno una più consistente perdita di ferro e hanno quindi bisogno di un apporto maggiore, fabbisogno che raddoppia in gravidanza, quando il minerale serve anche per la crescita del feto. Per quanto riguarda gli sportivi, «chi si allena in modo molto intenso è più facilmente soggetto a carenza di ferro o anemia per effetto dello stress ossidativo indotto dal forte sforzo fisico. Interviene infatti un ormone, l’epcidina, che aumentando i suoi livelli ostacola l’assorbimento del ferro» approfondisce Michele De Grandi, Specialista in Medicina dello Sport. «Questa condizione va monitorata costantemente perché può rappresentare un problema per la salute dell’atleta e incidere sulla sua performance sportiva. I sintomi legati a questa carenza inducono infatti a un progressivo calo di potenza e resistenza aerobica, oltre che a un recupero più lento».

Valentina  conferma: « L’atleta mangia quasi sempre leggero, tranne per qualche sgarro la domenica: è normale, perciò, che completi la dieta con gli integratori alimentari. Gli allenamenti occupavano in media 6-7 ore delle mie giornate, anche il sabato e la domenica, ed ero spesso in giro per il mondo a disputare competizioni: integrare la mia dieta con il ferro è stato di fondamentale importanza per poter performare al meglio». Ciò a maggior ragione durante le due gravidanze che ha affrontato: «La presenza del medico federale, del nutrizionista e della ginecologa durante la maternità è stata cruciale per gestire la carenza di ferro, consentendomi di allenarmi con passione e di gareggiare. Dopo quattro mesi dal primo parto ho partecipato infatti ai Mondiali, e dopo 80 giorni dal secondo ero a un altro Campionato del mondo: in entrambi i casi ho conquistato grandi vittorie».

La schermitrice ha fatto ricorso negli anni a diversi integratori, sperimentandone gli effetti benefici, ma conclude non nascondendo alcune difficoltà logistiche: «Quando prendevo il ferro dovevo portare con me delle boccettine in vetro che puntualmente dimenticavo a casa, e anche se mi veniva costantemente ricordata dal medico federale l’importanza di assumerlo, avrei apprezzato molto di più la praticità di un integratore in film».

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