ipoacusia

COLLEGAMENTI

Ipoacusia

La malattia è anche conosciuta come:
acuit? uditiva, bradiacusia, calo dell’udito, calo uditivo, deficit uditivo, perdita dell’udito, riduzione dell’udito, sordit?


La perdita dell’udito è una delle più frequenti e invasive forme di invalidità. Scopriamo perchè accade, chi ne soffre e come si cura
Categoria: Malattie otorinolaringoiatriche

Che cos’è – Ipoacusia

Aviaria, accertata prima trasmissione tra umani

L’influenza aviaria torna a fare paura. Un’analisi matematica del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, negli Stati Uniti, ha confermato che il virus H5N1 è stato trasmesso da un essere umano all’altro in una epidemia della malattia avvenuta lo scorso aprile in Indonesia.

Gli scienziati statunitensi affermano di aver sviluppato uno strumento con cui compiere veloci test in casi di epidemie per monitorare se, e in che modo, il virus si stia diffondendo.

Gli esperti di sanità di tutto il mondo si aspettano presto lo scoppio di un’epidemia di influenza aviaria e sono particolarmente preoccupati dal virus H5N1, che si è recentemente diffuso attraverso le migrazioni di uccelli dall’Asia verso l’Africa.

Dal 2003 si sono verificati 322 casi di infezioni, di cui 195 si sono rivelati mortali. La maggior parte delle vittime avevano contratto la malattia direttamente da uccelli, ma ora esiste la prova della capacità del virus di passare direttamente da una persona all’altra. Il che potrebbe facilitare lo scoppio di una vera e propria pandemia.
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L’ipoacusia in Italia

In Europa 70 milioni di cittadini soffrono per una riduzione della capacità uditiva, e il numero è destinato a crescere di oltre il 25% entro il 2025. La stragrande maggioranza di essi – il 71% – potrebbe trovare un valido aiuto nell’impiego di un apparecchio acustico. In realtà, solo 9 milioni hanno cercato la soluzione di un apparecchio acustico, che è utilizzato al momento da 5 milioni di cittadini UE.

Gli italiani che soffrono di una riduzione, più o meno grave, delle capacità uditive sono circa 7 milioni. E il numero è in crescita del 5% all’anno: ogni giorno 30 persone scoprono di avere problemi di udito. Da sola la sordità rappresenta il 30% di tutte le cause di invalidità.

In Italia i bambini affetti da forme gravi sono 60mila. Ogni anno nascono dai 600 ai 1.200 bambini con questo problema. Ad avere bisogno del sostegno scolastico sono invece tra i 7 e gli 8mila bambini l’anno.

Anche nel nostro Paese, infine, la percentuale di coloro che riconoscono ed affrontano il problema è ancora molto bassa. 
Un terzo impiega ben tre anni prima di parlarne con il medico. Il 37% non è cosciente del problema, mentre del rimanente 63% il 30% non ha mai effettuato un controllo, pur sapendo di avere una ridotta capacità uditiva.
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Scoperto il gene che causa la perdita dell’udito

Un gruppo di studiosi della Harvard Medical School ha scoperto come risolvere il problema della perdita dell’udito durante la vecchiaia.
Cancellando un gene specifico è possibile innescare la proliferazione di nuove cellule dell’orecchio, la cui perdita è la causa più comune di riduzione dell’udito.

Normalmente le 50.000 cellule del canale coclearie elaborano il suono dalle vibrazioni generate dalle onde sonore, attivando impulsi nervosi che dalla regione uditiva raggiungono il cervello per essere elaborati.
Quando, con l’avanzare dell’età, le cellule smettono di rigenerarsi, l’udito diminuisce progressivamente.

La causa, individuata dagli scienziati analizzando l’attività delle cellule uditive durante lo sviluppo embrionale,è l’azione inibitrice di una proteina prodotta da un gene specifico, il retinoblastoma.

Dopo l’identificazione del gene e numerosi test di laboratorio sui topi, ora si ha la conferma che, eliminandolo, la riproduzione cellulare continua anche in età avanzata.
Questa scoperta apre nuovi orizzonti per il controllo del meccanismo dell’udito, e per il futuro della ricreazione genetica delle cellule perdute.
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Ipoacusia: non solo anziani

La perdita dell’udito, o ipoacusia, è considerata una malattia tipica della terza età e quindi di pertinenza geriatrica. In realtà, la nostra capacità uditiva subisce un progressivo deterioramento già a partire dai 30-40 anni. 
Per questo è importante ricordare che iniziali disturbi della funzione uditiva si sviluppano, nel 52 % dei casi, proprio nella fascia di età che va dai 35 ai 64 anni. 
In queste fasi iniziali, la perdita può essere lieve (20-40 decibel) o moderata (40-60 decibel), soprattutto alle alte frequenze. Eppure alcune parole diventano già incomprensibili, e i pazienti a volte sono costretti a ricorrere alla lettura del labiale per mantenere una normale integrazione nel contesto sociale. 
Soprattutto i più giovani, però, non cercano immediatamente una soluzione ai loro problemi, lasciando trascorrere spesso molti anni con il rischio di un ulteriore deterioramento dell’udito e di una limitazione della loro vita attiva.
I pazienti giovani, inoltre, hanno spesso esigenze comunicative complesse, dovute alla volontà di continuare a svolgere la propria attività lavorativa. 
Una delle conseguenze più gravi della perdita uditiva è infatti la difficoltà a rimanere nel mercato del lavoro, con il rischio di un significativo abbassamento della propria produttività e del proprio tenore di vita.
A conferma di ciò, è stato stimato che i costi sociali del mancato trattamento della ipoacusia sono pari a circa 92 miliardi di euro all’anno nei paesi dell’Unione Europea.
Il giusto desiderio di continuare la propria vita sociale e familiare rende di importanza fondamentale la ricerca di soluzioni sempre nuove: esteticamente accettabili, fisicamente confortevoli e tecnologicamente all’avanguardia.
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Ipoacusia: descrizione e cause

L’ipoacusia è una compromissione dell’udito che può variare dalla difficoltà a comprendere parole o suoni alla sordità completa.
I primi disturbi della funzione uditiva si sviluppano nel 52% dei casi nella fascia di età che va dai 35 ai 64 anni. 
In questo periodo la perdita dell’udito può essere lieve o moderata, soprattutto alle alte frequenze.
Le cause che comportano tali deficit sono diverse:

  • Età. Più del 30% della popolazione italiana oltre i 65 anni soffre di deficit uditivi più o meno gravi, che risultano tra i più comuni disturbi della terza età.
  • Rumore. È la prima causa di invalidità professionale. A farne le spese non è solo l'udito, ma tutto l'organismo con ripercussioni serie quali l'aumento della pressione, tachicardia, aritmia, bruciore di stomaco, tensione muscolare, disturbi intestinali.
  • Ereditarietà. All'origine di circa un terzo dei deficit uditivi presenti dalla nascita, è dovuta all'alterazione di un gene, la connexina 26. Se in famiglia ci sono casi di ipoacusia, esistono molte probabilità che questa si trasmetta ai figli.
  • Infezioni .Diverse malattie da batteri e da virus (scarlattina, rosolia, meningite e altre) possono danneggiare l'orecchio e provocare perdite di udito più o meno gravi. Anche l'otite, se trascurata può causare forme irreversibili di ipoacusia.
  • Otosclerosi. Si tratta di una malattia che compromette la mobilità degli ossicini dell'orecchio medio. Le vibrazioni trasmesse all'orecchio interno non hanno più la regolarità di un orecchio sano e quindi l'efficienza uditiva è ridotta.
  • Farmaci, alcol, fumo. È accertato che alcuni farmaci possono esercitare un'azione nociva sull'organo dell'udito, e sono quindi definiti ototossici, cioè tossici per l'udito. Anche l'alcol e il fumo possono provocare danni all'udito. 

Qualunque sia la sua eziogenesi, l’ipoacusia condiziona notevolmente la qualità di vita dell’individuo, che spesso tende a isolarsi e a non partecipare alle conversazioni. Per questi motivi, l’ipoacusia può essere causa di frustrazioni e di depressione.
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Sintomi – Ipoacusia


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I sintomi dell’ipoacusia

Data la variegata sintomatologia del disturbo, con il termine ipoacusia si possono identificare diverse patologie:

Ipoacusia trasmissiva
È presente un danno nell’orecchio esterno o in quello medio, cioè in quelle parti dell’orecchio che sono preposte alla trasmissione meccanica del suono. I soggetti affetti da questo tipo di perdita sentono tutti i suoni più bassi, affievoliti indipendentemente dal tipo di frequenza. Hanno la sensazione di avere le orecchie tappate e parlano a voce bassa perché la sentono insolitamente forte.

Ipoacusia neurosensoriale
Riguarda l’orecchio interno che diventa incapace di trasformare le vibrazioni sonore in impulsi nervosi corretti. I soggetti affetti da questo tipo di ipoacusia sentono senza capire: non riconoscono i suoni.

Ipoacusia di tipo misto
Si verifica quando la lesione colpisce contemporaneamente l’orecchio medio e l’orecchio interno. Ovviamente con questo tipo di perdita gli effetti delle due perdite precedenti si sommano.

Ipoacusia centrale
Il centro dell’udito è situato nel cervello. A volte, i suoni inviati dall’orecchio, pur raggiungendo questo organo non vengono correttamente interpretati. Si parla allora di sordità centrale.

Acufeni
Sono chiamati così tutti i fastidiosi rumori, suoni, fischi, che una persona con tale problema riferisce di sentire. Possono essere associati o meno a ipoacusia. Non si tratta di un calo dell’udito, tuttavia comporta una seria difficoltà a capire parole e suoni, perché coperti da questi rumori di disturbo.
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La diagnosi di ipoacusia

A differenza della maggior parte degli esami medici, i test che misurano le capacità uditive sono relativamente veloci e indolori. I più diffusi sono:

  • Otoscopia. Esame endoscopico dell’orecchio che consente di accertare le condizioni del condotto uditivo esterno e della membrana del timpano, di eseguire manovre di pulizia, di apprezzare la consistenza di tumefazioni del meato, di accertare le caratteristiche della secrezione auricolare e di aspirarla, di valutare la motilità della membrana timpanica.
  • Audiogramma. Mappa delle capacità uditive che evidenza la gamma di timbri o frequenze che il soggetto è in grado di udire con ciascun orecchio, e il livello di intensità a cui è in grado di udirli. La frequenza si misura in hertz, ed è percepita da noi come timbro. L’intensità si misura in decibel, ed è percepita come suono più o meno forte. 
  • Timpanogramma. Grafico dato dalla timpanometria atto a verificare il funzionamento del timpano e degli ossicini. Consente la misurazione della pressione nell’orecchio interno e la valutazione della mobilità del timpano.
  • Test basati su parole pronunciate. Misurano la capacità di udire e distinguere vere e proprie parole a partire dalla rischiesta di ascoltare e ripetere una serie di parole, prima a livelli di sonorità decrescenti e poi variati. I dati raccolti consentono di definire la soglia uditiva, ovvero i livelli più bassi a cui è possibile udire la lingua parlata, e in che misura si è in grado di distinguere tra una parola e l’altra alle diverse frequenze.

Tali test vengono eseguiti presso lo studio dello specialista e di solito richiedono meno di un’ora. In base ai risultati dei test lo specialista sarà in grado di valutare accuratamente le capacità uditive e indirizzare il paziente verso i vari trattamenti possibili.
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Visita otorinolaringoiatrica

Le metodologie utilizzate per questo tipo di esame sono due: il test della parola sussurrata e l’esame audiometrico.

La parola sussurrata permette di riconoscere ed evidenziare eventuali distorsioni della discriminazione della parola.

L’esame audiometrico è composto da una serie di prove tutte rivolte all’identificazione della soglia uditiva del paziente.

Si può distinguere:

  • un’audiometria soggettiva, attraverso la quale si registrano le risposte del paziente a stimoli uditivi che possono essere suoni di bassa intensità

  • un’audiometria a intensità variabile, dove le parole verranno pronunciate a intensità differenti a seconda che si voglia misurare la soglia oppure la capacità di riconoscimento

Esistono poi esami come il Brainstem Electric Response Audiometry (Bera) e l’elettroencefaloaudiometria rivolti a misurare il grado di resistenza che le strutture dell’orecchio oppongono al passaggio delle vibrazioni sonore.
Sono i bambini, nei primissimi anni di età e gli anziani le fasce di popolazione più interessati da questo tipo di esami.
I primi sono coinvolti nel caso in cui si evidenziano problemi di comprensione delle parole. Gli anziani invece dovrebbero sottoporsi all’audiometria periodicamente. La perdita dell’udito infatti comporta problemi psicologici e relazionali non indifferenti.
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Prevenzione – Ipoacusia


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Prevenire è meglio che non sentire

L’ipoacusia è una malattia ancora sottodiagnosticata e sottotrattata. Proprio per questo, prevenzione e diagnosi precoce ricoprono un ruolo ancora più importante, soprattutto in età pediatrica. 

É molto importante saper individuare i bambini a rischio. Infatti, nel 30% dei casi l’ipoacusia è ereditaria. È necessario quindi verificare la presenza di malattie contratte in gravidanza, come la rosolia o l’incompatibilità Rh del sangue, che possono determinare seri problemi all’udito. 
Queste, assieme ad altre, possono determinare la nascita di un bambino non udente. Dunque la sorveglianza durante la gravidanza, svolta in collaborazione con il ginecologo, deve essere eseguita in modo molto rigoroso. 

Le evidenze scientifiche mostrano poi come sia fondamentale per lo sviluppo del linguaggio e della personalità dei bambini ipoacusici procedere all’identificazione precoce della perdita uditiva e attivare di conseguenza un percorso di riabilitazione audiologica. 
Perché tutto questo sia svolto correttamente, il medico deve essere consapevole ed informato. Non bisogna dimenticare che il bambino ipoacusico tende all’isolamento, fatica ad esprimersi, può avere un rallentamento dell’apprendimento. 
Ma oggi si può fare molto con strumenti sia di tipo educativo e didattico, sia di tipo medico e ricondurre il bambino nell’arco di poco tempo a una vita pressoché normale.
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La legislazione sul rumore

È un fenomeno sempre più diffuso. Il rischio di ipoacusia come conseguenza all’esposizione ad ambienti molto rumorosi, quali i locali pubblici e la discoteca, è ormai sempre più comune. 
Anche molti ambienti di lavoro sono a rischio: ssenza otoprotettori il rumore (superiori agli 80 decibel), si espone l’organismo alla perdita della sensibilità uditiva, e quindi all’ipoacusia.

I limiti di rumore imposti per la sicurezza sul lavoro sono fissati dalle norme comunitarie e recepiti dalla nostra legislazione con il D. lgs 277/91. Tali limiti tuttavia non tutelano adeguatamente le persone esposte, anche a causa della mancanza di un serio ed esteso sistema di controlli.

La legge quadro 447/95 fissa i limiti del rumore accettabile nell’ambiente di vita, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Al momento solo una percentuale minima dei Comuni italiani ha approvato la zonizzazione acustica, ossia la mappa che suddivide il territorio comunale in classi, cui sono associati i valori limite per l’esterno, previsti dalla 447/95. Questa situazione fa si che, dove la zonizzazione non è stata ancora realizzata, i limiti imposti risultino ancora quelli della precedente normativa a scapito di aree sensibili che andrebbero particolarmente tutelate.

La più recente normativa – DPCM14/11/97 – definisce invece limiti diversificati a seconda della destinazione d’uso del territorio, prevedendo per determinate aree (vicino agli ospedali, scuole o parchi) limiti più restrittivi.
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Cura e Terapia – Ipoacusia


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L’apparecchio acustico

La cura dell’ipoacusia passa sostanzialmente attraverso l’applicazione dell’apparecchio acustico. Fino a pochi anni fa, questa opzione terapeutica presentava però alcune controindicazioni. 
La chiocciola o il guscio dell’apparecchio acustico tradizionale, infatti, causano una sgradevole sensazione fisica di chiusura dell’orecchio, determinando anche l’innaturale percezione della propria voce e di altri suoni prodotti (ad esempio dalla masticazione). 
Il 30% degli utenti cita proprio questo quadro di occlusione e autofonia come la ragione della propria insoddisfazione per l’apparecchio o della decisione di utilizzarlo saltuariamente.
Fino a poco tempo fa, i problemi di occlusione venivano risolti dagli audioprotesisti attraverso appropriate tecniche di counselling interattivo, strategie di filtraggio delle frequenze gravi, allungamento del guscio, ventilazione di conforto. Ma si trattava pur sempre di soluzioni palliative.
Per rispondere a questo tipo di problemi i pazienti, i medici e gli audioprotesisti dispongono adesso di nuove soluzioni acustiche, che combinano i benefici di un orecchio aperto con i vantaggi e la flessibilità della tecnologia digitale d’avanguardia. Quest’ultima, grazie ai sofisticati sistemi di cancellazione del feedback (fischio di ritorno) e ai sistemi direzionali adattativi, da un parte offre un guadagno adeguato e dall’altra consente un ottimale riconoscimento del parlato nel rumore.
La fornitura degli apparecchi acustici attraverso il Servizio Sanitario Nazionale è disciplinata dal Nomenclatore Tariffario entrato in vigore nel 1999. Ne hanno diritto coloro che sono riconosciuti invalidi per almeno un terzo (32 punti) e tutti i minori.
La prescrizione del medico specialista è obbligatoria. Il medico certifica la necessità di procedere con l’applicazione protesica dopo aver riscontrato la perdita. Egli è inoltre il supervisore dell’intero processo di applicazione e dei suoi risultati. Il tecnico audioprotesista è invece l’operatore sanitario a cui spetta per legge la scelta, la fornitura, l’adattamento ed il controllo degli ausili uditivi che prevengono o suppliscono la disabilità uditiva nonché l’educazione protesica dell’ipoacusico, il controllo della permanenza dell’efficacia dell’applicazione e la manutenzione dei dispositivi erogati
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La via genetica per sconfiggere la sordità negli anziani

Il 30% delle persone anziane accusa problemi all’udito col passare degli anni. Per prevenire questo disturbo si chiede aiuto alle biotecnologie.

I ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston hanno scoperto che disattivando un particolare gene si può mantenere l’orecchio in splendida forma anche con l’avanzare dell’età. Nel Dna infatti esiste un gene chiamato retinoblastoma Rb1 che è responsabile della produzione di una proteina che ostacola la ricrescita delle cellule ciliate, strutture sensibili ai suoni e che quindi determinano la sensibilità dell’orecchio.

Se lo studio troverà conferme la sordità parziale e addirittura totale dovuta all’anzianità potrà essere evitata attraverso speciali tecniche biotecnologiche. Importanti innovazioni cliniche sono all’orizzonte.
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Con l’orecchio bionico migliaia di bimbi tornano a sentire

In Italia da 600 a 1200 bimbi ogni anno (1-2 bimbi ogni 1000 nati) nascono sordi, e molti di loro possono usufruire dell’impianto di un orecchio bionico, un congegno che, applicato alla parte interna dell’orecchio, traduce i suoni in un messaggio nervoso da inviare al cervello.

È quanto riferito dal direttore dell’Istituto di Otorinolaringoiatria dell’Università Cattolica di Roma, Gaetano Paludetti, il quale ha precisato che ogni anno nel nostro paese sono circa 650 gli interventi di impianto, la metà dei quali sui bimbi.

L’esperto è intervenuto nel corso dell’incontro di presentazione di un impianto di ultima generazione che consente una migliore percezione dei suoni e può dare maggiore libertà al paziente perchè continua a funzionare anche in ambienti umidi e permette dunque l’uso anche in attivita’ a contatto con l’acqua, off limits con gli impianti di vecchio tipo.

L’orecchio bionico, tecnicamente chiamato impianto cocleare, permette di ritrovare l’udito a pazienti con sordità profonda che nel 45-50% dei casi è di origine genetica, nel 25-30% dei casi è acquisita e di natura post-infettiva o per tossicità da farmaci, problemi in gravidanza (asfissia da cordone ombelicale o malattie virali materne nel primo trimestre di gestazione), per i rimanenti casi ha cause sconosciute ma, secondo Paludetti, molti di questi a loro volta si riveleranno casi di natura genetica via via che gli studi sui geni dell’udito produrranno nuovi risultati.
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Glossario dell’ipoacusia

  • Retroauricolare. Apparecchio acustico che si posiziona dietro il padiglione auricolare e trasmette i suoni al timpano attraverso un tubicino collegato a una chiocciola su misura, inserita nel condotto uditivo.
  • Endoauricolare. Apparecchio acustico inserito direttamente all’interno del canale uditivo, quindi meno visibili. Il guscio viene costruito a partire dall’impronta personale dell’orecchio del paziente.
  • Occhiale. Apparecchio acustico i cui circuiti elettronici sono posizionati all’interno di apposite aste da occhiali, praticamente invisibili. Trasmettono i suoni amplificati all’orecchio attraverso un apposito vibratore sistemato sulla parte terminale dell’asta.
  • Counseling. Insieme delle azioni di supporto psicologico e assistenziale (cioè spiegazione di determinati fenomeni o azioni non ben compresi). Soprattutto la parte psicologica può risultare determinante nel far accettare ed usare l’apparecchio acustico.
  • Frequenza. Grandezza legata a un fenomeno periodico che misura il numero di volte in cui il fenomeno si riproduce nell’unità di tempo. Nel caso del suono, o di fenomeni elettromagnetici, l’unità di misura è l’Hertz (Hz), che rileva le tonalità gravi (basse frequenze), medie (medie frequenze) e acute (alte frequenze).
  • Ventilazione. Foro praticato nella chiocciola o nel guscio di un apparecchio acustico. In alcuni casi il fine può essere di lasciar uscire l’amplificazione in eccesso sui toni gravi, cosa utile in particolare quando la capacità uditiva in questa zona di frequenze sia particolarmente buona. In contemporanea i suoni gravi hanno la possibilità di essere percepiti in modo più naturale attraverso la ventilazione.
  • Effetto larsen (Feedback). Nel caso degli apparecchi acustici, il fenomeno è dovuto alla non perfetta tenuta della chiocciola o guscio, per cui parte del segnale che sfugge per questa via viene ricaptato dal microfono e quindi entra in un circolo vizioso determinando il fastidiosissimo fischio.
  • Guscio. Involucro su misura che racchiude tutta la circuiteria di un endoauricolare. È costruito sulla base dell’impronta auricolare (calco dell’orecchio) e rispetta fedelmente la forma del condotto uditivo esterno.
  • Chiocciola su misura. Costruita sulla base del calco dell’orecchio, ne riproduce perfettamente la forma. Può essere realizzata in materiale acrilico rigido o morbido, oppure in materiale siliconico di diversa durezza.

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Glossario per Ipoacusia – Enciclopedia medica Sanihelp.it


 – Audiogramma

 – Audiometria

 – Timpanogramma

 – Meato

 – Staffa

 – Coclea


Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti

sordità
diminuzione dell’udito

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